Il sindaco che riallaccia per convenienza i rapporti con il padre violento

Volevo raccontare la storia di contrasti insanabili due uomini incompatibili che convivono per un mese”

La politica cambia i rapporti umani. Muta l’aspetto di chi siede su quella «calda» poltrona. Obbliga, ogni cinque anni in occasione della campagna elettorale, a ridarsi un tono, a rifarsi l’immagine. Franco Gavaglià è il sindaco di un paese di montagna. Da uomo delle Terre Alte, in cinque anni con la fusciacca tricolore si trasforma in un «cittadino», si imbolsisce. Per recuperare terreno, cerca di riallacciare i rapporti con il padre, vero alpigiano.

Claudio Morandini è da oggi in tutte le librerie con il nuovo romanzo, «La conca buia». Morandini, come è nata l’idea del libro?

Volevo raccontare una storia di contrasti insanabili: due uomini incompatibili, opposti, odiosi l’uno all’altro, costretti a convivere per un mese – il mese di campagna elettorale per la poltrona di sindaco. Ecco come sono nati il protagonista, Franco Gavaglià, e suo padre, il vecchio e violento tiranno. Li ho messi insieme e ho aspettato che dalla loro convivenza forzata nascessero sviluppi.

Ci sono altre figure interessanti.

La figlia del sindaco, Leda, che media tra i due, è venuta in un secondo momento, come interlocutrice della voce narrante di Gavaglià, e come finestra su una realtà più vasta di quella angusta in cui si muovono le generazioni precedenti.

Nel precedente romanzo, «Catalogo dei silenzi e delle attese», il protagonista era sceso dalla montagna alla pianura. Con questo nuovo libro si torna in quota.

L’ambientazione alpina, perlopiù immaginaria, con le ombre profonde, le prospettive ingannevoli, i contrasti fortissimi, mi sembrava la cornice più adatta per amplificare e esaltare la storia che raccontavo.

Perché ha scelto il tema della rappresentanza politica?

Mi sembrava che giustificasse meglio di altri contesti tutta quella serie di elementi narrativi a cui accennavo prima. Ma non ho voluto scrivere un romanzo “politico”, tant’è vero che molti dettagli rimangono stilizzati, generici, anche improbabili: volevo scandagliare, piuttosto, qualcosa che ci portiamo dentro tutti, chi più chi meno: il provincialismo, l’opportunismo, il desiderio di manipolazione, la tendenza al melodramma, chissà cos’altro. Tutti aspetti che la letteratura può esplorare in libertà, senza moralismi.

Da cosa dipende questa scelta del sarcasmo oppure del tema legatoal grottesco?

La materia si prestava a questo trattamento. Basta osservare le vicende umane con un po’ di distacco, e tutte – tutte, anche le più drammatiche – assumono un colore umoristico. I miei sono personaggi che si confrontano sempre con qualcosa di più grande di loro: la loro inadeguatezza, la loro goffaggine è di per sé comica. Se li osservassi da vicino, con partecipazione, con empatia, diventerebbero probabilmente figure tragiche. Ma non sono semplici caricature: sono – almeno lo spero – figure complesse, nascondono contraddizioni, mantengono una ambiguità di fondo su cui i lettori sono invitati a dire la loro.

(A cura di Alessandro Mano, La Stampa – Aosta, 13 ottobre 2023)

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