Non è il mio preferito fra i libri di Morandini (forse perché ha per protagonista un ragazzino?), ma è comunque davvero molto bello. Del resto l’autore è ormai una garanzia per me e, avendomi abituata a testi di altissimo livello, è anche possibile apprezzare un po’ di meno alcuni altri testi. Tuttavia, lo ribadisco, davvero un buon romanzo breve.
Remigio, l’io narrante, è un ragazzino che viene dal paesino montano di Pocacosa. Il villaggio è noto perché a Carnevale si riempie di gente mascherata in modo spaventoso, che si diverte a tormentare gli abitanti del paese in maniera anche parecchio pesante. Il libro si apre con i compagni di classe di Remigio che gli promettono di fargliela pagare per le sue terribili malefatte (essere il più bravo della classe e anche abbastanza saputello), quando a Carnevale lo tormenteranno nascosti sotto le loro terribili maschere. Le cose non andranno proprio così, perché Remigio incontrerà un anziano eremita (non è proprio un eremita, ma un solitario che vive in montagna) che lo aiuterà.
Il libro parla di rivalsa sul bullismo ma soprattutto di montagna, così come gli altri libri di Morandini, aostano di origine. E nel parlare di montagna e di gente di montagna nessuno è come Morandini.