Dopo aver ricevuto in lettura e recensito l’ottimo romanzo  Rapsodia su un solo tema, abbiamo deciso di intervistare il suo autore, Claudio Morandini. Di seguito, l’intervista in esclusiva per i lettori di Libri Consigliati a cura di Maria Grazia Piemontese.

Piemontese Nei suoi libri la musica era un tema inedito. Come mai ha scelto di trattarlo nel suo ultimo lavoro?

Morandini La musica è una passione che coltivo da sempre, da dilettante però, da amateur; i tentativi di affrontare lo studio di uno strumento sono sempre naufragati. Aspettavo dai lontani tempi della laurea su Stravinsky “trascrittore e revisore di se stesso” di tornare a occuparmi di musica. Molto del romanzo era già lì dentro – ma altri temi urgevano, altre atmosfere.
Mi sono finalmente deciso a raccontare la musica anche per cambiare aria: con un certo sollievo ho abbandonato le nebbie, le paludi e i fantasmi veri o presunti dei primi romanzi – suggestioni forse troppo praticate oggi – e mi sono dedicato a una vicenda ambientata nella realtà storica e nel mondo della musica colta, assai meno frequentato. Certo, è un rischio parlare di quel tipo di musica oggi in Italia: quella classica, specie se moderna, rischia di spaventare molti lettori e di lasciare indifferenti altri. Ma la sfida stava proprio in questo: nel rendere piacevole e accattivante – e istruttiva – una storia con dei compositori come personaggi, senza banalizzare la musica facendola passare per quello che non è. E poi c’è il tema del rapporto tra l’espressione artistica e i condizionamenti del potere, di qualunque forma di potere; mi è sembrato che la musica si prestasse più che altre arti a illustrare questo tema, che nel romanzo torna con una certa insistenza.

Piemontese Rafail Dvoinikov, Ethan Prescott. Per delineare le loro figure si è ispirato a musicisti reali?

Morandini I modelli letterari, per così dire, sono Stravinsky e Robert Craft; dietro alle conversazioni di Prescott e Dvoinikov ci sono le conversazioni nelle quali il giovane musicista americano ha stuzzicato il vecchio russo. Ma il mio Dvoinikov è molto diverso, come carattere e esperienze, dal suo collega russo assai più cosmopolita; assomiglia di più a Shostakovich – le sue composizioni le immagino scritte in uno stile paragonabile a quello di Shostakovich. Quanto all’isolamento in cui ha vissuto molta parte della sua vita, altre figure della storia della musica sovietica possono essergli avvicinate, Galina Ustvolskaya in particolare.
Ethan Prescott è il tipico, brillante esponente della musica colta statunitense. Lontano dal minimalismo come dagli sperimentalismi integrali, fa dell’eclettismo una sorta di bandiera, e concepisce le sue musiche come pagine di un diario interiore. Dietro di lui ci sono compositori come Ned Rorem, John Corigliano, che uniscono una grande modernità di linguaggio a un sincero desiderio di piacere. Però è vero che i personaggi hanno preso corpo man mano, capitolo dopo capitolo, e si sono conquistati un loro diritto a una personalità non appiattita sui modelli di partenza.

Piemontese Rapsodia su un solo tema si struttura su un plot che si arricchisce di numerose storie altre che potremmo definire “parallele”. Penso, ad esempio, alla presunta relazione tra la moglie di Dvoinikov e Nikolai, il fratello del musicista russo. Pensa di dare un seguito, uno sviluppo a questi spunti narrativi?

Morandini Ma che ne sarà di questo o quel personaggio? mi sento chiedere spesso. è un buon segno, vuol dire che ci si è affezionati ai personaggi, che si vuole sapere di più di loro, della loro vita. Io stesso a volte sento il desiderio di tornare su di loro, di immaginare possibili sviluppi. Però secondo me un romanzo non deve dire tutto. E amo i personaggi che nascondono qualcosa di sé al loro stesso autore, ponendolo così nelle medesime condizioni di un lettore. Un personaggio che non si esaurisce nelle parole di un libro, ma sembra vivere anche altrove, o proseguire altrove la sua esistenza indipendente, mi pare dotato di una ricchezza e di una complessità che lo avvicinano alle vite vere delle persone con cui abbiamo a che fare e di cui non sapremo mai tutto.
Io vivo questo lasciare in sospeso le vicende, oltre che come un avvicinamento alla realtà, anche come un corollario di quel patto tra pari che chi scrive istituisce con il lettore – una forma di rispetto per il ruolo attivo di chi legge. Io scrittore ti racconterò molto, ma non tutto. Lascio a te lettore tirare le somme. Mi insospettiscono i romanzi perfettamente architettati, in cui tutto è ben sistemato, ogni curiosità soddisfatta, ogni tassello al giusto posto, ogni dubbio risolto, ogni centimetro coperto. Mi sembrano una semplificazione, una banalizzazione più che un’astrazione. A quel punto, trovo molto più interessante, divertente o spaventosa la realtà, per quel quid di inestricabile, misterioso, caotico, eccessivo che la caratterizza.

Piemontese Qual è stato il suo materiale di studio, quali le sue fonti per la stesura di questo libro?

Morandini Proprio perché la musica colta è oggetto di passione da una vita, non ho dovuto sforzarmi troppo nel lavoro di ricerca. Sul mio blog “Iperboli, ellissi”, http://ombrelarve.blogspot.com/, ho cominciato a individuare, spero senza troppa spocchia, le fonti maggiori di Rapsodia su un solo tema: l’elenco è lungo e non è ancora terminato. Ma si va dal già citato Stravinsky a Swift, dalle biografie musicali di Ken Russell alle musiche e agli scritti di Henze e Bernstein, ai già citati Corigliano, Rorem, dalla vecchia e gloriosa trasmissione televisiva di Luciano Berio “C’è musica e musica” a Liberace, dagli scritti di Neuhaus alle lettere di Shostakovich ai romanzi di Bulgakov… In molti casi si tratta, più che di fonti, di suggestioni – ma visto che Rapsodia su un solo tema è un romanzo a tutti gli effetti, anche se si traveste da saggio, le suggestioni sono importanti tanto quanto le fonti vere e proprie.

Piemontese Lei ha dichiarato di aver vissuto delle fasi compulsivo-ossessive di collezionismo musicale. Può farcene un esempio?

Morandini Ho una bella collezione di musica colta del Novecento. Mi interessano i compositori, più che gli interpreti. Dopo aver esaurito i maggiori, sono passato ai minori e ai minimi. Mi piace moltissimo scoprire come i compositori non eccelsi rincorrono modelli più alti di loro. A volte, anche nelle musiche più affaticate di questi compositori dal fiato corto sento barlumi di grandezza – il che dà subito un senso alle mie ricerche. Di solito, nelle mie indagini, procedo per scuole nazionali.
Un esempio? Sto esplorando la scuola moderna turca: Saygun, Rey, Erkin, Akses… Grandi orchestratori, un orecchio verso la tradizione del proprio paese, l’altro teso a captare le novità linguistiche soprattutto di autori come Bartók e Kodály. Durante la stesura di Rapsodia su un solo tema, mi sono invece dedicato alle opere meno note del realismo socialista sovietico. C’è un sacco di musica eccellente, lì in mezzo, oltre a tonnellate di paccottiglia celebrativa – la convivenza della bontà di certe pagine con la retorica roboante di molte altre non finiva di stupirmi.

Piemontese Rapsodia su un solo tema è un libro composito e complesso, ma al tempo stesso chiaro e lineare. Come ha fatto a conciliare il suo lavoro di professore con la stesura del romanzo?

Morandini Non sono uno scrittore sistematico. Raccolgo pagine nel corso di anni, e rimugino per più tempo ancora sui soggetti. Questo mi consente di evitare le interferenze con il mestiere di insegnante. Ma non è solo questo: tra l’insegnamento e la scrittura ci sono alcuni punti in comune molto forti – si lavora pur sempre con le parole, con l’aspetto comunicativo del linguaggio, oltre che con secoli di tradizione letteraria.
Tengo ben separati i due campi, perché ritengo che questo mi consenta una maggiore libertà di movimento come scrittore e come docente. Ma è vero che scrivere pone in un certo senso nei panni dell’allievo: ci sono sempre maestri più o meno dichiarati di fronte ai quali ci sentiamo scolaretti; e consegnare il proprio romanzo a un editore e a dei lettori significa tornare allievo – accettare consigli e critiche, giustificare determinate scelte, tornare sui propri passi, lavorare con pazienza, rifare, rifare ancora, e magari scoprire alla fine che non tutto è ancora a posto come si vorrebbe… Qualcosa di tutto questo è finito anche nel romanzo: il rapporto tra Prescott e Dvoinikov è quello tra un maestro e un allievo, e non solo dal punto di vista musicale. Prescott sembra davvero alla ricerca di figure autorevoli di maestri, e questo aspetto è uno dei lati più interessanti e piacevoli del suo carattere.

Piemontese Nel suo ultimo romanzo, il richiamo frequente alle finte risatine delle sit-com è un modo come un altro per evidenziare un che di artificioso, o c’è dell’altro?

Morandini Be’, la sit-com mi sembra un ottimo modo per rendere lo spirito americano, nel bene e nel male. Ethan Prescott è cresciuto a musica e sit-com, e ama l’artificiosità di quel sottogenere televisivo – si può amare ciò che si considera brutto, o ridicolo, giusto? Inoltre, è stato quasi inevitabile tirare in ballo le sit-com, visto che diversi dialoghi tra Ethan e Carl Thalberg, il suo compagno, sembrano ispirati ai battibecchi tipici della sit-com. Ethan se ne rende conto, Carl direi di no. In ogni caso, ricordiamoci che quei dialoghi divertenti e un po’ campati per aria sono sempre frutto della rielaborazione diaristica di Ethan.
Comunque, anche a me piacciono le sit-com, quelle meno moralistiche e forzate. Molte vecchie puntate di “Seinfeld” o di “Frasier” sono autentici capolavori di teatro brillante.

Piemontese Tutte le manifestazioni artistiche risvegliano coscienza ed emozioni nei fruitori. Quale forma espressiva la emoziona maggiormente?

Morandini La musica, proprio per ciò che non dice: mi emoziona la purezza di un linguaggio che non rimanda ad altro che a se stesso – la penso come Dvoinikov, o come Stravinsky. La grandezza di una architettura di suoni che bastano a se stessi. E poi la letteratura. L’intensità del linguaggio poetico. La capacità del grande autore di trovare le parole più sorprendenti per dire ciò che avrei voluto dire ma che non avrei saputo dire allo stesso modo. Musica e letteratura, insomma, intese come due arti che riescono a emozionarmi in diverso modo ma con la stessa intensità.

Piemontese Lei è insegnante di lettere: la sua attività lavorativa le offre spunti per i suoi libri?

Morandini L’ambiente della scuola, come tutti i mondi chiusi, regolati da norme soffocanti, abitato da figure molto caratterizzate, offrirebbe moltissimi spunti – soprattutto oggi, in tempi di diffusa situazione di degrado dell’istituzione scolastica e di drammatica perdita di valore e di senso dell’educazione e dell’istruzione nella nostra società. In effetti c’erano molte pagine sconsolatamente scolastiche nel mio primo romanzo, “Nora e le ombre”. Mi è capitato in seguito di scrivere alcuni racconti ispirati alla scuola – uno, “Il punto interrogativo”, si può trovare su http://www.quintadicopertina.com/jukebooks/. Ma, come dicevo, preferisco tener separate le mie attività. In più, non amo praticare l’autobiografia, e preferisco immaginare situazioni e caratteri che non mi siano troppo familiari.

Piemontese Ha già in mente il tema del suo prossimo libro?

Morandini I tempi di scrittura e quelli editoriali non coincidono mai. Quindi, sì, non solo ho in mente (da anni) i prossimi libri, ma li ho già lì, pronti. Ambientazioni molto diverse, certo, meno Storia (con la esse maiuscola) dentro. Il microcosmo in fibrillazione di un ateneo di provincia… Le avventure picaresche e sempre più improbabili di un gruppo eterogeneo di personaggi…   Mi perdonerà se non riesco a essere più preciso, ma in questi casi sopravviene sempre non la scaramanzia, ma una sorta di pudore.

(A cura di Maria Grazia Piemontese per Libri Consigliati

http://www.libriconsigliati.it/intervista-a-claudio-morandini/)

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