In tutto il libro non si nomina mai un luogo o un evento capaci di ubicare e datare la vicenda, eppure non abbiamo dubbi ad ambientarla qui, oggi. Perché è proprio di questo che parla Il sangue del tiranno, di qui, oggi.
(Fabio Ciriachi, “Il Grandevetro”)
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… Una creazione letteraria suffragata però da moltissimi fatti concreti: l’invidia che rode il corpo docente con le sue piccole ripicche accademiche, i testi dei ricercatori accatastati in qualche maniera nei sotterranei universitari, le guerre politico-esistenziali degli studenti, i rapporti che intercorrono tra insegnanti, borsisti e ricercatori, la decadenza fisica dei suoi vari istituti e il malessere – reale – del sistema accademico. Questi, purtroppo, sono fatti con i quali devono convivere ogni giorno migliaia di studenti, in un apparato, quello scolastico, che ha raggiunto in Italia aspetti surreali e che rende perciò Il sangue del tiranno assai meno irreale di ciò che non sia in realtà.
(Roberto Barzi, “Lettera.com”)
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Ancora una volta Claudio Morandini mi ha sorpreso. Il suo ultimo romanzo, Il sangue del tiranno, uscito per i tipi di Agenzia X, è un noir stravagante tra l’ironico e il grottesco, ma anche una fotografia spietata della realtà universitaria italiana.
(Barbara Baraldi, “Scritture barbariche”)
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Claudio Morandini con questo «finto» giallo dà una descrizione impietosa della situazione universitaria italiana, la colloca nella dimensione teatrale dell’assurdo, ma ne coglie un nucleo di verità che dovrebbe inquietare.
(Claudio Baroni, “Il Giornale di Brescia”)
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La scrittura è brillante, veloce, come il testo di una commedia, e infatti se si volesse farne una rappresentazione non ci sarebbe molto da cambiare. Tanto più che a un certo punto Morandini esce dallo schema del romanzo per entrare nel teatro dell’assurdo, e in questo salto si racchiude, a seconda dei punti di vista, la genialità e il limite di questo libro.
(Giovanna Repetto, “Il Paradiso degli Orchi”)
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Claudio Morandini ha saputo descrivere un universo dickiano, un universo che collassa e cade a pezzi. Un universo che si staglia come paradigma ammonitore di una preoccupante deriva sociale. Speriamo rimanga almeno qualcuno in grado di poter lanciare l’ubikiano grido d’allarme: “Io sono vivo, voi siete morti”.
(Angelo Ricci, “Notte di nebbia in pianura”)
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Una lettura dolceamara… che denuncia ironicamente la decadenza universitaria attraverso l’apparizione e quindi la scomparsa di un rettore particolarmente temuto. Il fatto che l’accusa venga mossa da uno scrittore che è anche insegnante in un liceo conferisce valore di testimonianza al breve ma intenso romanzo.
(Maria Grazia Piemontese, “Libri consigliati”)
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