Ancora una volta Claudio Morandini mi ha sorpreso. Il suo ultimo romanzo, Il sangue del tiranno, uscito per i tipi di Agenzia X, è un noir stravagante tra l’ironico e il grottesco, ma anche una fotografia spietata della realtà universitaria italiana. La voce narrante è quella di un professore con il vizio di farsi storie con colleghe e studentesse: “io mi tolgo la malinconia così”, si giustifica Martino Villani. Ci sono accademici depressi che passano il tempo e reprimono le frustrazioni giocando a Slay the Tyrant, un vecchio videogioco in cui si deve far fuori, nel modo più sanguinolento possibile, il tiranno di turno. Ma poi succede che il tiranno vero, ovvero il vecchio e malato rettore La Sansa, viene aggredito, picchiato e pugnalato per davvero. Come se non bastasse viene utilizzato anche un cane che ha imparato ad apprezzare il sangue umano per ridurlo in fin di vita. E così assistiamo all’indagine dell’ispettore Maderna che punta subito su Calandrone, un professore un tempo sognatore reso cinico dalle brutture del sistema scolastico e “casualmente” scomparso dopo l’aggressione al rettore. Lo stile di Morandini è impeccabile, e ti porta lentamente verso l’epilogo. Ma torniamo al professor Calandrone: sarà davvero lui il colpevole? Lo scoprirete solo leggendo.
(Barbara Baraldi, su “Scritture barbariche)

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