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Con Umberto Rossi e Fabio Ciriachi, alla libreria Odradek (Roma, 27/2/2012). Foto di Fabiana Piersanti

 

Il risultato è un romanzo che ho finito in una giornata; non capita spesso. Un romanzo che costruisce sapientemente tensione e curiosità e sentore di segreti non rivelati.
(Umberto Rossi, “Pulp”)

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Con Umberto Rossi e Fabio Ciriachi, alla libreria Odradek (Roma, 27/2/2012). Foto di Fabiana Piersanti

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Come in sorprendente equilibrio tra Calvino e Bulgakov, questo dialogo a più voci fra musicisti dislocati in tempi e spazi diversi diventa il trionfo di una scrittura libera e assolutamente padrona di ogni sfumatura e accento. Una scrittura che proprio attraverso la sua ammirevole perfezione ritrova la sua infantile capacità di commuoversi e incantarsi ancora. Rapsodia su un solo tema non è solo la conferma ulteriore del talento di Claudio Morandini. È soprattutto la dimostrazione che si può ancora scrivere in italiano, in Italia.
(Giona A. Nazzaro, “Rumore”)

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Alla libreria Odradek (Roma, 27/2/2012).Foto di Fabiana Piersanti

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Questa “Rapsodia su un solo tema” è di rara fascinazione. Raffinata architettura e profondità della riflessione contribuiscono a rendere ancor più piacevole il testo. L’autore mette la sua cultura musicale al servizio della limpidezza del racconto. E non è poco.
(Claudio Baroni, “Il Giornale di Brescia”)

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Con Umberto Rossi e Fabio Ciriachi, alla libreria Odradek (Roma, 27/2/2012). Foto di Fabiana Piersanti

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Possono un romanzo, una storia, rappresentare un universo? Leggendo questo romanzo la risposta non può che essere una sola: sì. Può un romanziere essere un costruttore di vite, di eventi, di mondi? Anche in questo caso la risposta non può che essere la stessa: sì. Come Borges, Claudio Morandini non si limita a raccontare, non si ferma a descrivere. Claudio Morandini costruisce un vero e proprio mondo, un vero e proprio universo che prende vita dalla parola.
(Angelo Ricci, “Notte di nebbia in pianura”)

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Con Simone Belfiori, al Caffé Barcellona (Cagliari, 31/1/2012)

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Nel cinema li chiamano mockumentary, finti documentari, ed è qui che l’esperimento dello scrittore aostano si dimostra forte e funzionale. Nell’intreccio di tempi, di spazi (quasi un viaggio nel tempo), di prime e terze persone, di incastri di gendering e regimi. Ne deriva un romanzo politico, poetico, sociale, che perde per strada – volutamente – gli spunti di partenza ed elabora la sostanza con una competenza tecnica di prim’ordine. Le emozioni, da principio trattenute, si liberando voltando una pagina dietro l’altra. Una scoperta che da individuale diventa collettiva, polemica e infine semplicemente emozionante.
(Matteo Di Giulio, “L’insolito”)

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Con Stefano Peloso, al Salone del Libro (Torino, 14/5/2010)

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Morandini ha il merito e la rara capacità di essere riuscito, attraverso le parole, a rendere reale, vibrante ed emozionante un’esperienza uditiva.
(Maria Grazia Piemontese, “Libri consigliati”)

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Con Stefano Peloso, alla libreria Mood (Torino, 8/7/2010)

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La caratteristica più impressionante di questo romanzo è la verosimiglianza. La scrittura efficace ma discreta (proprio come l’eleganza vera, che quando c’è non si fa notare) funziona come un vetro pulito, la cui trasparenza lascia credere che non vi siano barriere fra lo spettatore e la scena. Finisce che il lettore si strugge nello sforzo di discernere il vero dall’invenzione, perché se sulla copertina c’è scritto romanzo, c’è anche il sottotitolo Colloqui con Rafail Dvoinikov, che fa comunque pensare a un riferimento preciso. È dunque la storia romanzata di un musicista vero? O la storia vera, perché emblematica, di un personaggio inventato?
(Giovanna Repetto, “Il Paradiso degli Orchi”)

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E il lettore non si perde mai, in quest’opera riconoscibile a tutti gli effetti come post-moderna – dunque caotica, disseminata e multi-prospettica – potendo invece seguire fedelmente, e con passione, la storia, il plot.
(Lorenzo Mari, “Malicuvata”)

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Con Cesare Bieller e Davide Mancini, al Jardin de l’Ange (Courmayeur, 29/8/2010)

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Nessuna meraviglia… che leggendo Rapsodia su un solo tema si finisca per provare un senso di leggera vertigine, come ad inoltrarsi in un paesaggio soggetto ad impercettibile e tuttavia costante mutazione, realizzata però non attraverso la differenza, ma la somiglianza fra i vari luoghi che lo compongono. Questo stesso capogiro, d’altra parte, in un ultimo e decisivo rispecchiamento, Ethan Prescott lo prova ad ascoltare la musica di Rafail Dvoinikov, che, ora lo si dovrebbe capire, vale così come metafora di ogni opera d’arte che persegua con tenacia il progetto della propria autonomia.
(Marco Codebò, “Reti di Dedalus”)

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Con Marco Codebò, al Lifeforms Art Studio di Lino di Vinci (Genova, 22/6/2010)

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Rapsodia su un solo tema è un gioiello che possiede tutti i crismi per entrare a far parte della storia della letteratura italiana contemporanea.
(Roberto Sturm, “Carmilla online”)

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Tra annotazioni, sbobinature e pezzi di diario ci si affeziona ai personaggi, fino ad arrivare a un finale che lascia a bocca aperta.
(Mattia Filippini, “Tupolev”)

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Con Marco Nardini, Bruno Fiorini, Lorenzo Mari, allo Zammù (Bologna, 18/11/2010)

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Sono tre mondi, quelli che si intrecciano: quello del presente – Ethan, Carl, Claire, Polina – quello del passato – i racconti di Dvoinikov – quello del futuro, ossia il tuffo di Joseph nel Novecento. Tre mondi, tre cori, un unico obiettivo: quello di porgere al lettore una serie di volti del mondo della musica che appassionano, e non solo per la sfortuna che si abbatte sulle loro vite. Il lettore si appassiona perché è testimone di questo grande colloquio, è osservatore di questi volti, corre persino il rischio di affezionarsi a qualcuno.
(Michele Rainone, “Critica letteraria”)

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