Possono un romanzo, una storia, rappresentare un universo? Leggendo questo romanzo la risposta non può che essere una sola: sì. Può un romanziere essere un costruttore di vite, di eventi, di mondi? Anche in questo caso la risposta non può che essere la stessa: sì. Come Borges, Claudio Morandini non si limita a raccontare, non si ferma a descrivere. Claudio Morandini costruisce un vero e proprio mondo, un vero e proprio universo che prende vita dalla parola. Il linguaggio sorvegliato, i differenti piani di lettura, la stessa alternanza degli strumenti espressivi (il diario, il verbale di interrogatorio, il dialogo) hanno la funzione di dilatare il tempo, in una autentica lezione di tecnica del romanzo. C’è molto dentro a questo libro, ma c’è molto anche dietro a questo libro. Non voglio assumere concetti altrui, ma mi pare che a Rapsodia su un solo tema bene si attagli la definizione di oggetto narrativo. Questo non è solo un romanzo. E’ uno strumento di comprensione e di rappresentazione di un ben più ampio discorso. Un discorso sulla libertà dell’arte, sulla libertà dell’uomo, un discorso forse anche sulla sopraffazione. Su quella sopraffazione che è sempre presente nelle nostre vite e che solo l’arte può sconfiggere. La libertà dell’arte. Ecco il fine ultimo di questa storia. Una libertà che può essere la via di salvezza per ogni essere umano che abbia la volontà di seguirla. Una libertà e una salvezza che nemmeno la morte può riuscire a sconfiggere.
Konrad Lorenz, ne Gli otto peccati capitali della nostra civiltà, osservava, negli anni Settanta, come vi fosse una fortissima similitudine tra gli striscioni della propaganda di regime nei paesi del blocco sovietico e i cartelloni pubblicitari e le insegne luminose dei paesi capitalisti. Le due cose, a prescindere dalle differenze ideologiche, erano elementi comuni di un medesimo indottrinamento.
Claudio Morandini ha fatto sua questa lezione. E la rappresenta magistralmente, attraverso un fortissimo filtro narrativo.
Questo è un libro che spiazza. Che spiazza noi, lettori e scrittori, abituati ad una narrativa che, a volte, si appiattisce su se stessa e che cerca soltanto di creare una serie di effetti pirotecnici, per affascinare i lettori. Dimenticandosi poi completamente dei contenuti.
Rapsodia su un solo tema è uno dei rari romanzi italiani che potrebbe benissimo essere tradotto per i lettori di qualsiasi paese europeo. Credo si debba ringraziare Claudio Morandini per averlo scritto e Manni per averlo pubblicato.
(Angelo Ricci, http://nottedinebbiainpianura.blogspot.it)