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Con Arnaldo Colasanti a Les Mots – Festival della parola in Valle d’Aosta. Aosta, 29 aprile 2017.

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Sono bizzose, imprevedibili, al fondo demoniache: le creature minerali che popolano il nuovo romanzo di Claudio Morandini sconvolgono la vita di una comunità montana. E anche quando ne diventano parte non perdono tutto il loro mistero.
(Giorgio Vasta, Robinson di Repubblica, 7 maggio 2017)

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Claudio Morandini è uno scrittore che sa sognare. Uno spirito di confine che cesella le sue fiabe con la leggerezza della leggenda, incurante di mode e mercati, abbarbicato a una di quelle ispirazioni appartate che talvolta generano storie limpide e universali. Originario della Val d’Aosta, vagheggia moduli narrativi vicini a Beckett e al nostro Buzzati, nel territorio delle letterature ibride e difficili da inquadrare in un contesto epocale.
(Sergio Pent, TuttoLibri di La Stampa, sabato 20 maggio 2017)

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L’autore dosa bene i toni e gli episodi nei trentadue brevi capitoli e lo scenario di montagna, che aiuta storie dall’atmosfera narrativa chiusa in sé, fa spiccare la qualità che interessa al narratore: lo «strano». Morandini lo usa con maestria, rendendo ricca un’avventura che, in fondo, parte da una mossa semplice e ben colta: è apparso un sasso.
(Alessandro Beretta, La Lettura, Corriere della sera, 11 giugno 2017)

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È evidente che anche in questo libro la penna di Morandini attinge a un’accezione larga di realismo che gli è propria e che gli consente una totale libertà di registri (dal grottesco al tragico), principiando dal presupposto che la realtà, per essere non dico compresa, ma affrontata nella sua complessità, debba essere spremuta (“la realtà ci piace forzarla”).
(Domenico Calcaterra, L’Indice del libri del mese, febbraio 2018)

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A “Viaggio nell’Italia del giro” con Edoardo Camurri, sabato 26 maggio 2018.

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Fra poetica della minaccia e allegoria di una società in frantumi.
(Fabrizio Ottaviani, Il Giornale, 23 aprile 2017)

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Morandini si diverte a tratteggiare i toni e i caratteri di una popolazione diffusa in due località alpine dove per quattro decenni compaiono a ripetizione sassi e pietre, occupando i più diversi spazi e accendendo curiosità, stupefazione e blanda sopportazione.
(Tiziano Fratus, Il Manifesto – Gambero verde, 11 gennaio 2018)

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Con Alessandro Zaccuri al Museo di Scienze Naturali di Milano, in occasione di Bookcity, 17 novembre 2017.

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Morandini ci porta a spasso, coralmente, in questi stupori, inquietudini, rabbie e risate. Con la sua misura breve, e il passo sicuro.
(Fabio Donalisio, Blow Up n. 229, giugno 2017)

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Con il ritmo del grande narratore, Morandini alterna immanenza e metafisica nel corpo rotolante della sua ghost story, intarsiando dilemmi.
(Michele Lauro, Panorama.it)

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La fisicità delle pietre, più che non-umana, è more than human, un’entità che convive con l’umanità, interagisce con essa e contribuisce a plasmare le vite delle persone, non in virtù di uno sterile determinismo ambientale, bensì entrando in una relazione dinamica con le comunità.
(Giacomo Zanolin, “Raccontare le montagne: lo sguardo anticonformista di Claudio Morandini” in Geotema n. 66, Pàtron ed., 2021)

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È Claudio Morandini il burattinaio che ci racconta le strane vicende di questo borgo sempre in movimento.
Lui è una garanzia: se non sapete cosa leggere e volete qualcosa di buono, andate sul sicuro, pescate un Morandini (…) e state certi di non rimanere delusi. Questa è la sua ultima adorabile creatura.
(Alessandra Selmi, Il Cittadino di Monza e Brianza, 20 aprile 2017)

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A Rovigoracconta, con Christian Mascheroni e Christian Spinello. Rovigo, 7 maggio 2017.

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Si può scommettere che una polifonia fanta-geologica così gremita di immagini surreali e situazioni ad alto tasso di veri o presunti rimandi allegorici (…) scatenerà la creatività degli esegeti, e magari, inversamente, il malcontento dei soliti irriducibili indolenti: quelli che, per capirci, vorrebbero una chiave interpretativa già cotta e cucinata all’interno del testo stesso.
(Guido Conterio, Diacritica n. 13, 25 aprile 2017)

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La polvere lanciata nell’aria montana da Claudio Morandini – ispirazione che dà vita ad un romanzo corale, piccola sinfonia che ha per protagonista l’elemento minerale – acquisisce brillantezza grazie al riverberarsi dell’ironia, di un umorismo sornione, ingredienti narrativi in grado di tradurre al meglio lo sconcerto dell’individuo, il vacillare delle sue annose convinzioni.
(Paolo Risi, ZEST)

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I sassi sono un agente infestante che Morandini utilizza come calmo e spietato degradatore sociale della comunità montana e come perturbazione psicologica dei singoli (causano ansie, timori e paure nei vari personaggi). Ma non tutto è tragico: l’autore riesce ancora una volta, grazie alla delicatezza e allo humor della sua penna, a mettere in evidenza alcuni punti di luce fra un’invasione di pietre e l’altra.
(Danilo Zagaria, Flanerì)

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Così come si muovono le pietre in questo romanzo, prima di nascosto, di soppiatto, di notte, di rimbalzo, di sponda, dall’acqua alla terra, dalla montagna a una stanza, allo stesso modo si muovono le parole di Claudio Morandini, si muovono piano. Sono prima pulviscolo, poi granello, poi sassolino, poi sasso, poi pietra, poi pietre, poi valanga, e dopo tornano indietro fino al pulviscolo, fino alla carezza.
(Gianni Montieri, Poetarum Silva)

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Con Federico Taddia al Festival della Letteratura di Mantova, 7 settembre 2017.

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Morandini è un abile lastricatore, un posatore-prosatore preciso e attento, e camminando sulla sua prosa, se non portiamo calzature dalla troppo spessa e rassicurante suola (le suole delle scarpe sono i Suv del piede), possiamo avvertire morbide convessità e punte acuminate.
(Alan Poloni, Senzaudio)

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Le pietre di Claudio Morandini scelgono chi prendere di mira e si fissano quasi avessero la capacità di selezionare i contenuti della realtà, come farebbe qualsiasi essere in grado di pensare.
(Elisabetta Rizzo, Sul Romanzo)

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L’inconoscibile incoraggia a produrre nuove ipotesi, narrazioni che si intrecciano e divergono, e a ricordare le vite di nuovi personaggi, come se andando alla ricerca di un fondamento si trovasse ancora una storia e non una spiegazione né una confessione, la quale non riuscirebbe in ogni caso a esaurire il mistero dell’inizio.
(Giovanna Piazza, Squadernauti)

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La vallata di Sostigno e le baite di Testagno sembrano parte di un mondo distante, impossibile, eppure sono dietro l’angolo. È divertente constatare quanto i sassi e gli abitanti del paese “pietrificato” a un certo punto vengano a somigliarsi: spigolosi e duri gli umani, selettivi e scontrosi i sassi…
(Renzo Brollo, Mangialibri)

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Le pietre conferma come Claudio Morandini sia uno dei più brillanti interpreti di un realismo magico spesso trascurato dalla nostra letteratura.
(Davide Mazzocco, Leggere:tutti, marzo 2018)

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Rispetto a Neve, cane, piede, in cui il silenzio e l’indurimento della lingua, il suo prosciugarsi, emergevano già dal titolo, in Le pietre c’è una coralità di voci, un punto di vista polifonico, che veicola l’utilizzo di un’ironia sottile propria della penna di Claudio Morandini, efficace perché misurata, mai eccessiva, convive con il pathos creato dall’inspiegabilità degli accadimenti.
(Cecilia Ercoli, Collettivo Paolo Uccello)

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Con Saverio Simonelli e Sandro Campani, in occasione di Scrittorincittà, Cuneo, 18 novembre 2017.

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Un titolo al plurale, per una molteplicità di voci: in questo breve romanzo a ogni pietra che spunta o che ruzzola, corrisponde alla storia di un personaggio, o dell’intera comunità, tante le pietre, tanti i pensieri pronti a commentarle.
 (Laura Ganzetti, Il tè tostato)
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Forse una delle poche vere “storie di montagna” (…) che è senza dubbio prezioso aver l’occasione di leggere e rileggere, in un’epoca che ha visto prevalere, nel panorama letterario italiano, narrazioni per così dire “montanare”, presto risucchiate, e già sulla pagina, nel mainstream.
(Lorenzo Mari, Carteggi Letterari)

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Per il lettore… è anche l’occasione per apprezzare la sua scrittura limpida, elegante e armoniosa come una musica. Uno stile che fa innamorare e che non tradisce mai.
(Giovanna Repetto, Il Paradiso degli Orchi)

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In uno scenario plausibile, reale e riconoscibile, ove abitudini e fatiche sono vivide e concrete – tangibili, perché ereditate da tradizioni antiche – in cui i discorsi sono quelli di tutti i giorni, semplici e alla mano, si innesta la vena di una “follia” che è parte stessa della natura. Sta a noi decidere se credere oppure no. Morandini ce ne lascia facoltà.
(Erika Nicchiosini, Fuori Asse n. 21, dicembre 2017)

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Con Andrea Gessner, Stefano Valenti, Francesca Diotallevi, Paolo Morelli, Caso, alla libreria Verso. Milano, 4 luglio 2017.

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Si legge in pochi viaggi questo romanzo/racconto, e si gioisce della scrittura asciutta e mai ridondante di Morandini; possibili effetti collaterali: potreste vedere qualche pietra muoversi per conto proprio. State tranquilli, queste cose succedono solo nei libri.
(Flavia Capone, Letture Metropolitane)

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La prospettiva è straniata, non segue le angosce degli ignari Saponara, bensì lo sguardo distaccato e accomodante dei loro compaesani, consapevoli della natura che li circonda e, in qualche modo, depositari del suo mistero.
(Cristina Malvezzi, Athenae Noctua)

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Ebbene, Le pietre, con la sua vicenda surreale, tra Ionesco e la letteratura di montagna, di una valle dove abitanti e turisti vengono attaccati da pietre animate da una volontà malevola e ostile, è a tutti gli effetti uno spinoff dello spinoff, una nota a pie’ di pagina di Neve, Cane, Piede. Se quello vi piacque, questo non perdetevelo. Per nessun motivo.
(Umberto Rossi, Pulp Libri)

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Ospite del gruppo di lettura Tea for Books and Books for Tea. La Spezia, 15 aprile 2017.

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Le pietre è un libro che soddisfa le aspettative di chi aveva letto Neve, cane, piedee da Morandini immaginava di ricevere quanto meno una storia altrettanto bella, se non di più.
(Valentina Accardi, La Biblioteca di Babele)

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Claudio Morandini, attraverso una prosa antica, suadente come una cantilena, ci conduce in un viaggio tra il tempo presente e quello passato, sbirciando ogni tanto in quello futuro.
(Annarosa Tonin, Voci in viaggio)

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Vi assicuro che, dopo aver letto le prime pagine, vi risulterà davvero difficile metterlo giù.
(Simona Scravaglieri, Ultima voce)

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Con Andrea Gessner alla Libreria Verso. Milano, 22 aprile 2017. Foto di Ester Amico.

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Siamo di fronte a un grande scrittore e soprattutto a un grande narratore di storie.
(Marina Taffetani, Sonnenbarke)

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Non c’è da cercar significati reconditi o metafore velate e suggestive nei racconti di Morandini. Lui si preoccupa, è vero, di dirci da dove gli è venuta l’idea (una vecchia “storia  religiosa e civile” della sua Val d’Aosta, in questo caso, in cui si parlava di “pierre frappants” viste nella valle di Gressoney nel 1908), ma poi la narrazione va per la sua strada e basta a se stessa.
(Carlo Simoni, Nuova Libreria Rinascita e Secondo Orizzonte)

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Morandini, nella sua storia un po’ fiabesca, ci fa molto riflettere, parlando anche della realtà di certe zone di montagna, in bilico tra le necessità di protezione degli abitanti, e la paura di essere sradicati dalle proprie tradizioni, dal proprio territorio.
(Pina Bertoli, Il mestiere di leggere)

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Tutti coloro che hanno amato Neve, cane, piede non potranno non tributare gli stessi sentimenti anche a questo libro in cui l’autore, ancora una volta, riserva alla montagna uno sguardo benevolo, ammirato e innamorato e in cui si ritrova lo stile di Morandini. asciutto, preciso, proteso verso la ricerca della ‘parola esatta’.
(Francesco Martinuz, Cultarena)

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Con Chiara Trevisan, a Groscavallo, nell’ambito di “Borgate dal vivo”, il 4 agosto 2017.

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Le pietre sono il simbolo di una natura che ci ricorda di essere viva, anche se spesso lo dimentichiamo. Ed è una natura implacabile, che costringe al movimento, sempre e comunque. Non c’è nulla di immobile ed immutabile. E state certi di questo: non vederete mai più le pietre con gli stessi occhi.
(Ioanna Rossi, Paper Leaves)

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C’è una lingua… capace di tracciare l’angoscia e il ridicolo, l’affanno e il grottesco.
(Massimo Turtulici, Linee di fuga)

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Una voce narrante solare, carica di simpatia e di attenzione ai particolari, capace di portare il lettore per le strade di questi paesi, all’interno delle case, delle osterie, ad affacciarsi alla finestra per salutare chi passa. Come la maestra insegnava, una storia bisognava saperla raccontare bene …
(Federica Belleri, Liberi di scrivere)

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Con Marco Malvaldi e Arno Camenisch, al Festival della Letteratura di Mantova, 7 settembre 2017.

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Piccole grandi storie.
(Davide Dalai, La Gazzetta di Mantova, 8 settembre 2017)

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Raccontando i vari rapporti che le persone instaurano con le pietre che li circondano (c’è chi le osserva rotolare o, come la cuoca del paese, chi ci fa il brodo), Claudio Morandini propone diversi punti di vista, mette in luce alcune cose e da spunti di riflessione per capire perché le pietre si ribellano, si scagliano contro le persone, e perché tutto ha avuto inizio proprio nel soggiorno di Agnese e Ettore Saponara.
(Daniela Mionetto, Appunti di una lettrice)
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Claudio Morandini è uno dei rari veri scrittori di montagna italiani, capace di dialogare (appunto) con i monti e al contempo di costruire uno stile narrativo personale capace di farsi apprezzare anche da chi sui monti non c’è mai salito.
(Luca Rota, Il blog di Luca Rota)

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Splendida la prosa. Anacoluti dosati sapientemente. Lettura piacevolissima.
(Francesca Maccani, Leggo veloce)

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Preciso ed evocativo. Suggestivo e concreto.
(Enrico Pompeo, Azione non violenta)

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Con Rosario Fichera, nei pressi di Levico (TN), il 26 luglio 2017. Foto di Lisa Orlandi.

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Un racconto tra il surreale e il tragicomico, per chi è rimasto «con l’acquolina in bocca» dopo Neve, cane, piede.
(Montagne 360, ottobre 2017)

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Con queste pietre c’è poco da scherzare.
(Aldo Costa, Orudis)

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Claudio Morandini, con felicità di scrittura, senso dell’umorismo e vena visionaria, inquadra una montagna stravolta nei suoi stessi elementi portanti: le pietre.
(Camilla Valletti, La Stampa-Montagna)

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Da colui che mi ha fatto dannare e innamorare di nuovo della montagna con il suo burbero protagonista di “Neve, cane, piede” è arrivato un altro libro di una bellezza senza fine che si chiama “Le pietre“.
(Simona Scravaglieri, Letture sconclusionate)

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Un romanzo strano, malinconico e bellissimo sulla forza della natura, sui fatti che non hanno spiegazione, sulla povertà che invece di spiegazioni ne ha, eccome. Una scrittura tersa, lucente, a volte divertita, nonostante i drammi delle pietre.
(Vincenzo Mazzaccaro, Sololibri.net)

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Lo scrittore aostano torna ad esprimere il suo interesse nei confronti della letteratura di montagna con un libro originale e intelligente… e utilizza ancora una volta la penna per costruire una rete che mette in comunicazione l’uomo con la natura.
(Giovanna Pietrini, Mi viene da leggere)

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Le storie morandiniane ormai le conosciamo, hanno il sapore e i colori delle Alpi innevate della Val d’Aosta, intrise ogni volta di un mistero da scoprire.
(Marco Fioramanti, Articolo 33, 1 agosto 2017)

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Un libro la cui forza sicuramente non risiede nell’intreccio, bensì nella penna allenata e fluida di Morandini, che bilancia la linearità della narrazione.
(Alessandro Oricchio, Book Advisor)

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Qui la rassegna stampa per l’edizione francese.
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Con Andrea Geloni alla Libreria Nina. Pietrasanta, 14 aprile 2017.

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