Morandini e il mistero de “Le pietre”

di Simona Scravaglieri

Morandini e Farandola

Adelmo Farandola era simbolo di un mondo in cui la montagna diventa l’ultimo baluardo per vivere la natura in solitaria. Ricordava anche che la solitudine può anche diventare fatale quando intacca la coscienza di sé. E la scrittura mai retorica, di un autore che ha saputo giocare anche con temi forti, ha conquistato anche i più restii. Il senso di Morandini per raccontare la montagna risiede proprio qui: nell’avvicinare anche i più reticenti senza far pesare la bellezza dei luoghi ma abbracciandola in maniera leggera.

Il segreto di Testagno e Sostigno

C’è un luogo davvero particolare tra Testagno e Sostigno, o meglio c’è un mistero. In quel mondo isolato fra montagna e valle ci si sposta a causa delle pietre e dei fiumi. Non parliamo delle solite frane o dei fiumi in pietra. Fra Testagno e Sostigno il fiume va dove meglio crede, cambiando l’ansa come noi cambiamo i vestiti. Le rocce invece decidono di spostarsi da sole. Qui, in questi luoghi, si fanno le gare “lunghe” con le pietre, ci si affeziona, le si segna e si dà loro anche il nome. Perché? Perché qui le gare durano anni, a volte anche di più. Le pietre vengono incitate e periodicamente si va a vedere quelle che hanno mantenuto la rotta e dove siano arrivate. C’è gente che c’è diventata vecchia in attesa che le pietre tagliassero il traguardo!
In sostanza il fenomeno strano fa sì che se uno dei paesani sogna inondazioni o frane, questa avverranno, e allora si dà l’allarme e tutti i paesani, prese le cose di cui non possono fare a meno, si trasferiscono nell’altro paesino, fintanto che qualcun altro faccia sogni del genere e si ritorni tutti al punto di partenza. Che poi, a dirla tutta, agli animali fa pure bene. E permette a tutti di curare le case su e anche quelle giù tenendole in esercizio periodicamente e non dovendo portarsi dietro ogni volta tutto. Ci sono stati un sacco di studiosi. Hanno misurato, osservato, preso campioni e pure sentito. Eppure nessuno sa spiegare scientificamente il perché. Nessuno sa dire che sta succedendo e tantomeno per quale motivo succeda.

Ma loro sanno… ed è subito un fiorire di storie

I paesani, per conto loro, hanno però imparato un sacco di cose. Hanno appreso che, con gli scienziati è meglio non parlare, perché se parli senza termini tecnici loro passano il tempo a correggerti e non a risponderti. Che i turisti non sono mai abbastanza avventurosi per tutto ciò, anzi si spaventano facilmente. Che forse l’origine di tutto ciò è stata quella casa, Villa Agnese, costruita dai Saponara. Ma sì, non conoscete i Saponara? Quelli che vennero dalla città, Ettore e Agnese, entrambi professori: lui in pensione e lei che faceva la maestra elementare. È a casa loro che tutto ebbe inizio. E chissà che avevano scatenato… buttando giù la vecchia baita! Avevano voluto il geometra e lui voleva i muri in bolla, gli angoli a squadro. E con le case di montagna non si scherza, siamo noi che ci dobbiamo adattare al muro storto se ci terrà il tetto sopra la testa e non l’opposto! E il geometra no, non era convinto. Così villa Agnese sembrava un gioiellino… ma nel gioiellino un giorno cominciarono a camminare le pietre…

Un libro decisamente divertente…

Sono storie nella storia che si uniscono a formare un’unica trama che va continuamente avanti e indietro nel tempo. Morandini si diverte con il suo lettore ad ascoltare le voci dei paesani. Sembra proprio di stare lì, all’osteria del paese, ad ascoltare i loro racconti con le voci che si sovrappongono, le battute che si fanno e gli sguardi ora interessati e ora divertiti. Leggende, vecchie storie escono tutte insieme per raccontarci come questa “cosa” sia nata. La piacevolezza della lettura è data da questa leggerezza nel porsi di fronte a questo dilemma, ad un mondo che si sgretola e dove nessuno può farci molto. Ma un conto sarebbe rassegnarsi e un altro è convivere con l’inevitabile.
E in montagna l’inevitabile è all’ordine del giorno e nessuno che davvero l’ha vissuto si aspetterebbe altro. Ci si adatta, ci si ride anche su a volte ti fa arrabbiare e altre invece alzi le braccia e porti pazienza. È bello potersi accostare a storie semplici, ma cariche di significato, con il sorriso. Quando pensate a questo libro dovete immaginarvelo un po’ come una storia e un po’ come una favola. Ed è scritto proprio perché appaia tale in un clima comunque sereno come è normalmente è l’approccio di Morandini. Vi assicuro che, dopo aver letto le prime pagine, vi risulterà davvero difficile metterlo giù. Quindi non rimane che aspettare il 13 di aprile.

(Simona Scravaglieri, Ultima Voce)

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Si veda anche:

Dieci letture veloci da fare durante brevi vacanze. Consigli di lettura per tutti i gusti…

di Simona Scravaglieri

(…) Ve ne avevo parlato la scorsa settimana e si finisce con un paio di pomeriggi, anche meno se siete lettori veloci. E’ una favola divertente che, mi azzardo a dire, si possa anche far leggere ai ragazzi. I piccoli magari non coglieranno l’ironia sagace su alcune abitudini degli adulti, ma rideranno di gusto delle pietre che tra Sostigno e Testango, camminano, rotolano e colpiscono quelli che sono, a loro giudizio, cattivi. Le stesse che costringono gli abitanti del paese a fare su e giù fra il paese all’alpeggio e quello invece in basso verso la valle. Vi sentirete come coinvolti in una discussione di paese e potrete sentire ogni voce dei paesani presenti. Vi racconteranno le storie più assurde di come è cominciata questa nuova transumanza non più stagionale ma dettata dai sogni. Libro davvero divertentissimo.
(…)

(Simona Scravaglieri, Ultima voce)

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