L’inizio di questo romanzo, non so bene perché, mi ha richiamato alla mente quei lunghi monologhi divertenti di Marco Paolini. Durante la lettura dei primi capitoli, avevo in testa proprio la voce dell’attore che pronunciava quelle parole al posto mio. Poi, quando è cominciata la vera e propria storia e il romanzo ha preso il via, ha acquisito una voce propria e originale.
Mi è sembrato di ritrovarmi in una baita di montagna, con una cioccolata calda tra le mani, ad ascoltare i racconti della gente del posto. A sorridere per aneddoti così assurdi, incredibili e fuori dal comune, che a volte spaventano e inquietano, ma che non potrebbero essere più veri.Dopo aver letto Neve, cane, piede, così duro e crudo da colpire nel profondo con la sua semplicità, Morandini resta in montagna (ambiente che conosce molto bene), ma ci sorprende con un libro divertente e ironico, che racconta molte storie al suo interno: da quelle più comuni, simpatiche e divertenti a quelle più incredibili, che sfiorano il limite della fantasia e mettono quasi paura.
Come quella che fa da cardine a tutto il libro: la storia di Agnese e Ettore Saponara, due insegnanti di città trasferiti in montagna per trascorrere la pensione tranquilli, che un giorno si ritrovano delle pietre nel soggiorno. Sempre nello stesso punto, sempre lisce e rotonde come appena raccolte dal greto di un fiume. All’inizio sono solo due o tre, ma in breve tempo le pietre aumentano di numero e i due coniugi sono costretti a chiudere il soggiorno a chiave, perché le pietre sono anche diventate “aggressive”.
Alle vicende dei coniugi Saponara si collegano anche le storie degli altri abitanti di Sostigno, tutte riguardanti le pietre, perché in montagna il paese si muove e si assesta insieme alle rocce, è inevitabile, e la vita di questa piccola comunità è legata a doppio filo con esse, una sorta di legame intimo e profondo con la montagna e tutto ciò che la compone.Tutto appare così surreale, a tratti diventa quasi una storia del terrore, per i poveri Agnese e Ettore, ma anche per gli abitanti del paese, che chiamano vicini e parenti per “indagare” sulla questione e trarre le proprie conclusioni.
E anche il lettore è spinto a trovare le proprie conclusioni alla vicenda in generale.
Raccontando i vari rapporti che le persone instaurano con le pietre che li circondano (c’è chi le osserva rotolare o, come la cuoca del paese, chi ci fa il brodo), Claudio Morandini propone diversi punti di vista, mette in luce alcune cose e da spunti di riflessione per capire perché le pietre si ribellano, si scagliano contro le persone, e perché tutto ha avuto inizio proprio nel soggiorno di Agnese e Ettore Saponara.

(Daniela Mionetto, Appunti di una lettrice)
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