… Questo Le pietre (…) vede protagonista un intero borgo sito in una vallata: il borgo è Sostigno, da cui gli abitanti si spostano periodicamente verso il villaggio di Testagno per la transumanza. A un certo punto in questo piccolo borgo di montagna iniziano ad avvenire strani fenomeni che condizioneranno la vita degli abitanti per gli anni a venire: le pietre sembrano prendere vita, si spostano, si muovono, compaiono nei posti più impensati come per magia, modificano addirittura il corso dei torrenti e forzano la popolazione a transumanze sempre più ravvicinate nel tempo. Un fenomeno stranissimo: magia, fantasmi, questioni geologiche, o cos’altro?
Tutto ha inizio, ci racconta la voce narrante, un bel giorno in casa dei coniugi Saponara: un’anziana coppia che viene da fuori ma che vive a Sostigno da anni. Lei fa la maestra ed entrambi danno lezioni private al di fuori dell’orario di lavoro. Un giorno, dicevamo, compare del pietrisco nel loro soggiorno, che poi diventerà un sasso e, nonostante tutto venga ripulito più e più volte, il sasso continua a riapparire. Uno scherzo? O qualcosa di più sinistro?
La voce narrante ci racconta in modo molto dettagliato come sia iniziata questa storia delle pietre, e allude a come si sia poi sviluppata nel tempo fino al presente. Il narratore è una vera e propria voce, nel senso che sembra quasi di sentirlo parlare, e abbiamo l’impressione che ci stia raccontando una storia mentre siamo insieme, seduti attorno a un fuoco in questa vallata di montagna. Sembra una voce amica, cordiale, desiderosa di trasmetterci, a noi suoi compagni per questo pezzettino di viaggio, la storia di ciò che accade nel proprio paesino. Non siamo dunque di fronte a un narratore onnisciente, ma veniamo invece a contatto con uno degli abitanti del villaggio, protagonista a sua volta, di conseguenza, di questa storia.
Questo tipo di narrazione rende a mio parere il racconto ancora più interessante, perché è come se lo vivessimo, per così dire, dall’interno. Inoltre come accennavo c’è la dimensione del racconto orale, quello che potremmo definire con termine inglese storytelling, che rende il racconto ancora più interessante, in certo modo intimo.
La scrittura di Morandini è ottima, si vede che siamo di fronte a un grande scrittore e soprattutto a un grande narratore di storie. All’inizio potrebbe spiazzare un po’ quel tono così parlato, intimo, orale, ma quando ci si abitua a questa modalità narrativa si viene premiati (…).
(Marina Taffetani, Sonnenbarke)