Il mondo minerale di Sostigno è irrequieto. In questo borgo montano formatosi su detriti e su instabile sfasciume le pietre sono ovunque: si materializzano nelle stanze, davanti alle porte e nei campi, fanno gare di velocità, colpiscono sacerdoti senza che nessuno le abbia lanciate, finiscono nelle pentole come ingrediente principale di zuppe povere di nutrienti. A Sostigno le pietre sono soprattutto nelle teste della gente che con l’anomalia dei sassi ha imparato a convivere.
Da Sostigno a Testagno la transumanza è incessante: in alto non si cercano pascoli, ma rifugi per far fronte ai fenomeni che modificano in continuazione l’aspetto del borgo di valle. Dopo il successo di Neve, cane, piede, Le pietre conferma come Claudio Morandini sia uno dei più brillanti interpreti di un realismo magico spesso trascurato dalla nostra letteratura. In un panorama nazionale polarizzato fra realismo e fantasy, Morandini sceglie una via di mezzo in cui i personaggi e le situazioni riescono a far sentire a casa il lettore senza togliergli il gusto della sorpresa e della meraviglia. Anche se gran parte della vicenda viene raccontata da punto di vista di Ettore e Agnese, una coppia che ha stabilito il proprio buen retiro fra Sostigno e Testagno, la struttura del romanzo è corale: Iride Zanardò e don Danilo, Nonno Ramaglia e Giacometti sono alcune delle voci di questa polifonia nella quale si sentono echi di Italo Calvino e Dino Buzzati. Fra commedia e ghost-story, un romanzo destinato a restare. Come le pietre.

(Davide Mazzocco, Leggere:tutti, marzo 2018)

  • Share on Tumblr