Le pietre racconta una storia un po’ buffa e un po’ drammatica. Una comunità inselvatichita di un villaggio alpino si trova a convivere con una comunità alternativa, le pietre, che reclamano sempre più spazio, quindi cominciano ad invadere la vallata, la vita degli abitanti e le loro case. Le prime pietre sono toccate ai coniugi Saponara, Agnese ed Ettore, gli intellettuali del paese, infatti trovano una pietra nel soggiorno della propria villa:
«Ma allora da dove viene quel sasso?
Se non lo sai tu, Ettore mio…
Perché dici così?
Perché mi ricordo com’eri da giovane. Mi facevi sempre scherzi, per rendermi allegra».

Claudio Morandini con la sua scrittura vivace, gestisce il rapporto tra reale e fantastico, pagina dopo pagina, evita il grottesco e immagina cosa si nasconde sotto le pietre. Ogni passo è costituito di stupore e meraviglia, mentre si scoprono personaggi bizzarri che sono liberi di parlare con il gusto anche di esagerare. Con questo romanzo, a tratti misterioso, si scopre un mondo che solitamente si esprime sottovoce, la montagna, dove non puoi fingere indifferenza, ti devi adeguare alla montagna, devi seguirla. La storia sottolinea l’ostinazione dell’uomo nel confrontarsi con qualcosa più grande di lui, costretto ad una “transumanza” a causa delle pietre, questo fenomeno dividerà superstiziosi, scettici, scienziati e ottimisti accomunati tutti da una stessa emozione, la paura. Alla ricerca di prove il romanzo di Morandini si forma con un senso e uno spessore particolare fino a vivere di vita propria.
Lo scrittore aostano torna ad esprimere il suo interesse nei confronti della letteratura di montagna con un libro originale e intelligente, dopo il successo di Neve, cane, piede, e utilizza ancora una volta la penna per costruire una rete che mette in comunicazione l’uomo con la natura. Ritroviamo il gusto verso il fantastico che non è caricato di significati allegorici o simbolici ma è semplicemente un andare alla deriva dell’immaginazione.

(Giovanna Pietrini, Mi viene da leggere)

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