(…) E, invece, da colui che mi ha fatto dannare e innamorare di nuovo della montagna con il suo burbero protagonista di “Neve, cane, piede” è arrivato un altro libro di una bellezza senza fine che si chiama “Le pietre“. “Le pietre” è un libro davvero divertente e impossibile dove una comunità montana è costretta a spostarsi dalla valle in altura ogni volta che una pietra cade, e le situazioni che servono a raccontare il perché questo avvenga sono così divertenti che, quando meno te lo aspetti, il libro è già finito e tu vorresti ancora che l’autore ne parlasse. Perché Morandini ha questo speciale talento di saper raccontare le favole in un modo completamente diverso dal consueto e la formula risulta sempre decisamente vincente. Le sue storie si possono apprezzare quindi in due modi o per la sua gestione delle situazioni surreali, e quindi divertirsi solo con una storia che solo un matto si sarebbe messo in testa di raccontare, o per il suo contenuto intrinseco, fatto di solitudine e adattamento di un mondo che non ha certezze alcune se non che “la natura non dà certezze”. È difficile spiegarvi questa cosa. È come quando in ospedale, qualche anno fa, mi hanno spiegato che avevo una malattia autoimmunitaria che non si sapeva da dove veniva e quindi come prevenirla, ma che se non controllata e curata al momento giusto, avrebbe portato alla morte. Morandini è colui che racconta quella sensazione di impotenza e dell’adattamento che si ha rispetto a qualcosa che non puoi affatto gestire, ma a cui non puoi lasciare che tenga in bilico la tua vita, e quindi fai l’unica cosa che puoi fare: adattarti. E lo fa con uno stile talmente bello e fresco, per nulla retorico e compassato, che è davvero un piacere leggerlo! (…)

(Simona Scravaglieri, Letture sconclusionate)

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