Trama. Adelmo Farandola è un vecchio scontroso che negli anni della guerra si è ritirato sulle montagne per sfuggire alla furia dei tedeschi. Da allora vive in una dimensione fuori dal tempo, tra valloni pietrosi, baite improvvisate e sporadiche discese in paese per far provviste. La progressiva perdita di memoria, dovuta al freddo, alla fame e alla solitudine lo porta a familiarizzare a tal punto  con la natura da sentirne i suoni, compresi quelli del cane in cui si imbatte e che gli parla con voce umana. Unica presenza tangibile un premuroso guardiacaccia che pare volersi prendere cura dell’unico abitante delle malghe. Ma l’improvviso inverno, che costringe l’uomo e il cane a barricarsi nella baita, regala ai due una tragica sorpresa. Da una valanga che lambisce la baracca spunta un piede umano. Da questo momento sensi di colpa, ricordi confusi e paura portano l’uomo verso un’inesorabile, naturale follia.

Contenuti. Il tema centrale del libro è la solitudine, il suo relazionarsi con la natura ostile, la ripetitività dei gesti e la perdita della memoria della realtà. Adelmo, distaccandosi volontariamente dalla quotidianità, acquisisce una dimensione vitale che ricorda i saggi di Pirandello o gli eroi dei romanzi di montagna della letteratura mitteleuropea.

Forma e stile. La narrazione è lineare, il ritmo fluido, rotto magnificamente da certe soluzioni formali improntate a un limpido umorismo, come nei dialoghi di Adelmo con il cane o con il morto. Il presente narrativo regala alla storia una freschezza e un’omogeneità sorprendenti.

Giudizio finale e conclusioni. L’opera, per quanto detto, appare unica, non soltanto nel panorama europeo ma soprattutto in quello italiano. Neve, cane, piede è di gran lunga il miglior romanzo italiano del 2016, opera concisa e lucida di un autore, Claudio Morandini, che ha ormai raggiunto la sua piena maturità di grande scrittore.

Voto. 9,5.

(Vincenzo Soddu, Libri e dintorni)

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