Adelmo Farandola durante la seconda guerra mondiale ha imparato a nascondersi sui monti e ad apprezzare la solitudine, sino a scegliere di fare definitivamente a meno del consorzio umano; il suo passato affiora a tratti, poiché la narrazione ha inizio quando il protagonista comincia ad accusare vuoti di memoria, oltre che a dare segni di squilibrio sempre più evidenti, ma è proprio allora che trova qualcuno disposto a sopportarlo e con cui conversare: un cane. Gradualmente, però, il racconto montano diventa sempre più macabro, rivelandosi un’opera atipica e vibrante, corroborata da una scrittura materica, che impasta un’ottima abilità descrittiva con note talvolta cupe, talvolta ironiche e fiabesche. Si tratta di un romanzo pubblicato a fine 2015, ma di cui fortunatamente si è ricominciato a parlare lo scorso febbraio, quando è risultato il più votato di Modus Legendi​ 2017 (concorso promosso dai lettori e dedicato all’editoria indipendente).

(Giovanni Turi, Vita da editor)

 

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