Chi è Cosimo Peragalli?
Catalogo dei silenzi e delle attese è il nuovo libro di Claudio Morandini. Anche se “nuovo” non è forse la definizione giusta. Lo è, certo, nella forma con cui è arrivato in libreria con Bompiani. Ma è frutto di un lavoro di anni, di parti pubblicate altrove e altre inedite o rimaneggiate. In un articolo pubblicato sul sito Giacomo Verri Libri è lo stesso Morandini e raccontare la genesi del testo: “Alcune di queste pagine – soprattutto quelle più vecchie – nel corso degli anni e del lavorio di collocazione e ricollocazione all’interno di un sistema più ampio hanno subito molte trasformazioni: il presente della narrazione si è fatto passato, o viceversa; la terza persona è diventata un io; la voce di un vecchio si è ringiovanita, o il contrario; quella di una donna è diventata quella di un maschio. A volte le trasformazioni sono state molteplici: prima donna, poi uomo, poi di nuovo donna, poi uomo: prima io, poi egli, poi di nuovo io, poi tu, poi lei, poi io. Anche la collocazione delle pagine nel novero dei capitoli è cambiata più volte, fino ad assomigliare a una sorta di biografia, di cronologia di una vita – o, appunto, di catalogo di occasioni, di momenti, di torpori, di stupori, di improvvise accelerazioni. Alcune si sono incastrate, o incastonate, le une nelle altre, di altre si sono smazzate le sequenze in un nuovo ordine. In tutte, pian piano, è emersa la voce solista dell’io che narra, anche dove prima non c’era, anche dove si nascondeva dietro altre voci, altre facce, altri sessi, altri nomi.”
Non scontata nemmeno una definizione di questo libro. Capitoli? Racconti? Quasi immagini di un più ampio album fotografico o frammenti di un film. Ma probabilmente non è così importante. Così come non lo è la trama che, di certo, non rappresenta il cuore del libro. Il cuore è la vita del protagonista, Cosimo Peragalli. Il suo essere bambino solitario, che conosciamo durante le vacanze in casa di una nonna un po’ strega e bizzarra, poi alle prese con un’amicizia che ha per collante i fossili, poi una zia a suo modo affascinante che lo riempie di biscotti, iniziandolo al pianoforte e a un rapporto scheggiato con il suo corpo “dilatato”. E ancora figlio di due genitori anziani e poi, a sua volta, padre di una bambina.
Nel mezzo amori devoti e fantasie di fuga, sogni e incubi che sembrano reali, il lavoro da insegnante tra la discesa dai monti per cercare la “piattezza” del Delta e notti sui tetti a caccia di misteriose bolle e studenti che hanno preso il volo. Cosimo è, da prima un bambino buono, o che così si crede. Poi un adolescente e un adulto “buono per inerzia” o per “mancanza di azione” come dice lo stesso Morandini. Affiancarsi a lui significa seguire le tracce di un uomo che sembra più voler osservare che prendere parte. Sempre un po’ di lato, obliquo nei pensieri, sfuggente nel raccontarsi. Sorpreso lui stesso da ciò che gli accade a dalla vita che, a lui e con lui, si mostra nella sua natura mutevole, incoerente, a volte piena di vuoti, di cadute e di debolezze.
Di lui dice ancora Morandini: “A volte sembra lasciarsi trascinare dagli eventi, a cui si abbandona con una certa passività: ma forse lo fa solo per guardare meglio, per capire, chissà, o perché gli torna comodo. È indolente, pacioso, anche nei suoi guizzi – sono guizzi al rallentatore, ecco. Vuole essere buono, sin da quando era bambino, o almeno vuole apparire buono agli altri, anche se in sé cova pensieri di limpido egoismo: confonde, diremmo, la bontà con l’inerzia, con il non far male – con il non farlo volontariamente. Il suo mondo interiore è un mare ricco ma afflitto da una persistente bonaccia. I rapporti umani, familiari e amorosi che coltiva sono frammentari, episodici, discontinui. Li osserva, e in essi osserva se stesso, come dall’esterno, come da una certa distanza – seppure con una lente”.
Un personaggio dunque sfaccettato, a modo suo, frammentato, nascosto. Quasi a volerci suggerire che sia proprio il nascondersi il modo migliore per osservare. Ma è il modo migliore per vivere?
(Geraldine Meyer, L’Ottavo)