“Di quel pomeriggio, trascorso in una stanza dignitosa ma triste di quell’albergo, unici clienti, rimase a Nora una sensazione di irrealtà, come un sogno non particolarmente piacevole che si sarebbe potuto tramutare, da un momento all’altro, in un incubo dei peggiori”.


 Nora e le “sue” ombre. Così avrebbe potuto intitolarsi il nuovo libro di Claudio Morandini Nora e le ombreper la Palomar edizioni (anno 2006, euro 15).
Ombre del passato, ombre del presente che avvolgono Nora, la protagonista del romanzo, impedendole di essere veramente se stessa e di provare a vivere piuttosto che continuare a perdersi nella finzione dei suoi sogni e delle sue illusioni.
Si tratta di un romanzo unico nel suo genere, intenso, ben scritto, che non vuole essere letto tutto d’un fiato, ma meditato, assimilato lentamente in tutte le sue parti per scoprire i diversi e complessi piani narrativi che lo compongono.
C’è un primo livello, quello più evidente e immediato, della storia di Nora e del suo progetto di pubblicare la sua ricerca sulla contessina Aurora, una fanciulla vissuta a metà dell’800 che aveva il dono o la maledizione, a seconda dei punti di vista, di poter vedere le anime del purgatorio e redimerle con le sue ferventi preghiere.
C’è un secondo livello, più profondo e carico di significati, del confronto tra la vita di Nora, insegnante di religione, mai presa sul serio dai suoi studenti, dai suoi colleghi e persino dalla sua famiglia, da suo marito Mario, dirigente scout, e dal figlio Isacco, adolescente inquieto alle prese con i suoi problemi generazionali, e Aurora, esile e fragile creatura che ha fatto della propria esistenza una missione salvifica, tutta concentrata sul sacrificio penitente e la fede in un Dio misericordioso, incompresa però dai suoi familiari, specie dal padre che la osteggia in ogni modo.
C’è il terzo livello dell’attenta analisi sociale con la messa a fuoco della classica famiglia italiana perbene e cattolica che davanti manifesta solidità e moralità, ma al suo interno nasconde tradimenti, egoismi, incomprensioni e un profondo vuoto che lascia storditi e senza parole.
C’è la crisi di valori e di punti di riferimento incarnata nella figura di Isacco – mai nome è stato tanto appropriato per una storia ricca e complessa come questa – che ai genitori preferisce la guida del bullo di quartiere Cuzzalla, suo compagno di scuola, che tanto ricorda il Franti di De Amicis e che tra riviste pornografiche, scritte sui muri e gergo da caserma lo inizia alla perdizione di se stesso.
C’è infine il dramma di una donna, Nora per l’appunto, che compie scelte sbagliate e che, in un certo qual modo, mette in evidenza la crisi di un modello femminile in apparenza tenace, combattivo, competitivo, ma in realtà contraddittorio, incapace di gestire le situazioni e di scegliere con discernimento, un modello femminile che non sa cosa vuole e che finisce inesorabilmente per commettere errori su errori fino ad un epilogo drammatico e senza più vie d’uscita.
A questo s’aggiunge lo stile dell’autore che pesca a piene mani nel linguaggio odierno, riuscendo a calibrare con estrema e sorprendente maestria espressioni colorite e descrizioni di estremo lirismo.
In Morandini ogni parola, ogni frase non sono mai casuali, ma sono tutte frutto di un piano ben preciso, di unlabor limae accurato e metodico, per ottenere delle pagine terse, strutturate, equilibrate in ogni dettaglio, in ogni più piccola sfumatura, per restituirci un quadro definito e completo nel quale si muovono personaggi deboli, incompiuti, infantili che non sanno cosa cercare e dove andare. Ci si muove al buio purtroppo, anche se ci sembra di essere in piena luce, e nel buio ci aspettano le nostre ombre.
(Alessandro Spadoni, su “Eventi culturali – Mensile di arte, cultura e informazione” n. 12 del dicembre 2007 e su http://www.lettera.com)

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