“Commistioni inquietanti e amicizie pericolose”

La metafora evocata dal titolo si spezza subito, nella prima pagina del romanzo “Le larve” di Claudio Morandini (Pendragon editore, 227 pagine, 14 euro). Le larve sono quelle dei maggiolini, chiamati con il nome scientifico di melolontini, ma anche le persone che si insinuano, crescono nell’ombra nutrendosi della vita degli altri, per poi uscire allo scoperto e rosicchiare apertamente ciò che hanno già minato alla radice.
La scelta stilistica dell’aostano Morandini, a 48 anni al suo secondo romanzo dopo “Nora e le ombre”, richiama prose celebri ma senza tentare di imitarle: c’è la presenza inquietante del nonno/padre con abitudini da licantropo, il presunto vero padre frequenta amicizie pericolose e l’amico è vampiresco nel mescolarsi al protagonista in un inquietante scambio di identità, mentre le presenze femminili muovono l’immaginario pur sembrando passivi oggetti di desiderio. Larve, sanguisughe, vermi si nascondono nell’acqua putrida o nella terra grassa, vengono scavati dal protagonista, seviziati dall’amico Saverio, presenza ingenua che si carica senza volere di colpe non sue. L’unico immune da questa follia collettiva, che si consuma nel palazzo della ricca famiglia, è l’ultimo nato, l’unico che sia con certezza figlio dei propri genitori.
(Elena Meynet, nella rubrica “Editoria” sulle pagine de “La Stampa” di martedì 15 luglio 2008)

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