Le atmosfere rarefatte della montagna tra la solitudine e la vita. “Neve, cane, piede” è l’ultimo romanzo di Claudio Morandini, scrittore aostano. Adelmo Farandola è un vecchio che vive sui monti delle Alpi, in una casupola. E’ una scelta ponderata, forse ineluttabile. Un cane lo accompagna, gli parla, cerca di conquistarsi un posto da amico e confidente. Un guardiacaccia, invece, lo controlla, lo infastidisce, lo assilla. Un giorno poi, tra la neve spunta un piede umano.
Difficile descrivere la storia di questo romanzo fatto di tanti piccoli particolari, di sguardi, discorsi e oggetti.  I pensieri dell’uomo (sempre indicato col suo nome e cognome al contrario del cane che invece non ha nome) divengono frasi, conversazioni che il vecchio fa con se stesso e con l’animale che risponde, rintuzza, si  lamenta e opina. Il gioco però non ha nulla di fantastico, al contrario è reale più che mai e trascina con sé il lettore sempre più spettatore di una scena che non appare mai costruita.
Nel libro, le parole non sembrano già “usate” ma nuove di zecca. La potenza del  lessico è ingombrante ma nel modo giusto, le descrizioni minuziose ma mai noiose. Gli occhi , le orecchie e persino il naso sono sollecitati dalla scrittura a tratti ironica e divertente.
E poi c’è l’inverno, il ghiaccio e la neve.

“La neve che grava su di loro e vive e respira. Quei colpi sono manifestazioni della sua vitalità. Ora che li ha avvolti li sta digerendo con tutto comodo. Così viene da pensare talvolta al vecchio Adelmo Farandola. Al cane preferisce non parlare di questa sensazione, perché lo vede già inquieto e spaventato di suo, pronto ad agitarsi per ogni scricchiolio, per ogni sgocciolio. Chissà come reagirà agli schianti del ghiaccio in primavera, si dice l’uomo, visto che già ora basta un nonnulla a impaurirlo” (Neve, cane, piede).

(Enrica Buongiorno, su http://www.lovepress.it/neve-cane-piede-claudio-morandini-e-le-infinite-sfumature-della-montagna-e-della-vita/)

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