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Sul numero 8 (autunno 2013) della rivista d’arte “Night Italia”, curata da Marco Fioramanti e pubblicata dalle Edizioni Psychodream, compare il testo di una sit-com immaginaria scritta diversi anni fa, Body and Soul appunto, che è la parodia ridanciana di certa body art. Il fatto che “Night Italia” ospiti il  pezzo accanto a numerose foto e testimonianze di performer testimonia la spiccata ironia e autoironia del curatore.
Di seguito sono riportate la nota introduttiva e la prima scena.

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Nota introduttiva a “Body and Soul – una sit-com”

Negli anni novanta (gli anni novanta!), quando ancora la sede regionale della RAI di Aosta concedeva spazi consistenti alla fiction, avevo progettato una sit-com da realizzare con pochi attori e pochissimi mezzi. Con la RAI di Aosta avevo già collaborato negli anni precedenti (gli anni ottanta!) scrivendo i testi di un ciclo di radiocommedie durato parecchie stagioni, e il passaggio alla televisione mi attirava da anni. Allora per me uno dei prodotti più immediatamente riconducibili, nel bene e nel male, alla specificità del mezzo televisivo era la sit-com: umorismo stereotipato, risate registrate (o provenienti da un pubblico invisibile in sala), un numero limitatissimo di personaggi (personaggi? tipi, piuttosto, macchiette), di ambienti ricostruiti approssimativamente in studio e di situazioni; in più, un moralismo strisciante, e, dietro a un anticonformismo fittizio, un pesante perbenismo sempre in agguato, nella definizione dei ruoli sessuali, familiari e di classe… Avevo in mente le sit-com statunitensi, più che le goffe imitazioni italiane che già si intravedevano in televisione: le prime, se non altro, avevano il pregio del rispetto dei tempi comici e una solidità di impianto; in più, ricordavo le sit-com inglesi, seguite da bambino o da ragazzino, più irriverenti e assai meno convenzionali nei meccanismi umoristici. Avevo inoltre appena scoperto la prima (l’unica?) sit-com americana davvero anticonvenzionale, “Seinfeld”, che registravo su reti televisive oggi scomparse, e guardavo e riguardavo imparandone a memoria i tic.

Da tutto questo mi era venuto lo spunto di immaginare una sit-com ambientata nel mondo dell’arte: anzi, in quello della body art. Mi interessava scoprire quale attrito producessero, combinati assieme, la ricerca delle forme più estreme di esplorazione artistica e il mondo conservatore, chiuso da regole e da limiti, della sit-com televisiva. Temo, a rileggere oggi i dialoghi della puntata pilota (mai realizzata, et pour cause), che a prevalere sia stato sin dalle prime battute il secondo. Ma insomma, l’idea mi pare ancora divertente, per quanto un po’ sciocca. Dopo questa prima puntata, scritta di getto, avevo tentato di scrivere una seconda puntata, arenandomi però già dopo le prime scene: la comicità parodistica già mi stava venendo a noia, e cominciava a farsi sentire un’urgenza di dramma e di mistero – sempre meno risate, sostituite da tormenti e esitazioni e tensioni più romanzesche che televisive.

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BODY AND SOUL

SCENA 1 – LUCIO, IL SUO AGENTE
(La scena si può svolgere al tavolino di un bar)

AGENTE – Ti devi rinnovare, Lucio. Non vedi? Nessuno vuole più le tue marine al tramonto.
LUCIO – Sarà la recessione…
AGENTE – La che cosa?
LUCIO – La gente non ha più soldi da spendere per l’arte. Riesce appena a concedersi un paio di Contour Wrap al mese… (Risate)
AGENTE – Balle. In tempi di recessione, la gente investe nell’arte più che nei giorni di benessere.
LUCIO – E allora? Dovrebbero volere tutti le mie marine al tramonto, se fosse così.
AGENTE – Non è più tempo di marine al tramonto, Lucio.
LUCIO – Non è vero! A mia madre, per esempio, piacciono sempre. (Risate)
AGENTE – Non puoi ridurre il tuo target a tua madre, non credi?
LUCIO – Okay. Sei tu il mio agente. Che devo fare?
AGENTE – Rinnovarti.
LUCIO – Sì, l’ho capito. Passare a marine in pieno giorno? (Risate)
AGENTE – No, pensavo piuttosto a…
LUCIO – Marine alla mattina? Alle, diciamo, alle nove? (Risate)
AGENTE – No, be’…
LUCIO – Alle nove e mezza? Dieci meno un quarto?
AGENTE (protestando) – Lucio! (Risate incontenibili)
LUCIO – Sto scherzando, dai. Volevo dire, che so, nature morte. O nudi femminili. Io tra le due possibilità preferirei il nudo. Non so perché, ma il nudo… (Risatine)
AGENTE – Lucio…
LUCIO – Sì?
AGENTE (con pazienza) – Devi cambiare stile, non soggetti.
LUCIO – Vuoi dire diventare più moderno? Darmi all’impressionismo?
AGENTE – Come minimo, darti all’astratto.
LUCIO (dopo averlo guardato a lungo) – Intendi forse macchie di colore senza senso, schizzi di tubetto sulla tela lasciati colare, manate e ditate e cose del genere? (Risate)
AGENTE (soddisfatto) – Esattamente. Potrebbe essere un buon passo in avanti.
LUCIO – Ma… mia madre detesta l’astratto! (Risate)
AGENTE – Tua madre… Ascolta, Lucio, so che sei molto legato a lei, e ti ammiro per questo. Io per esempio non ci sono mai riuscito. La mia, ho dovuto chiuderla in casa di cura dopo averla fatta dichiarare insana di mente, per cominciare a volerle un pochino di bene. (Risate) Ma tu non credi di esagerare? Non può decidere lei sui tuoi criteri estetici!
LUCIO – No, ma…
AGENTE – Io sono il tuo agente, Lucio. Ti sono amico. Mi devi anche dei soldi. Ti apprezzo molto, sai. Finora le tue croste le ho sopportate, ma… (Risate) Se non vuoi provare a schizzare qualche sgorbio astratto per te, fallo almeno per me.
LUCIO – Dici?
AGENTE – È un piacere che ti chiedo. (Risate)
LUCIO – E il target?
AGENTE – Ai giapponesi l’astratto piace, vedrai. Ai giapponesi piace praticamente tutto, soprattutto se gli ricorda il sushi. (Risate, applausi)

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