La baita dove Adelmo vive è isolata. Ci sta per mesi, sull’alpe, nel silenzio. Quando scende in paese i suoni e le voci lo fanno impazzire. Non è abituato al contatto con gli altri esseri umani, preferisce la solitudine. È vecchio Adelmo e non ci sta tanto con la testa. Ha poca memoria e una corazza spessa. Puzza Adelmo, non si lava da mesi. È timido e impacciato quando deve chiedere aiuto. Scontroso e sospettoso quanto basta.
La compagnia di un grosso cane pulcioso lo aiuterà ad aprirsi? L’invadenza di un giovane guardiacaccia, risveglierà i suoi sensi infreddoliti? Questo è il breve viaggio di Adelmo, attraverso la guerra e i sogni smarriti. A sfidare il freddo, il sonno e la fame, con il terrore di essere catturato.
È il suo cammino che si affaccia sul precipizio, sono i suoni del ghiaccio che si rompe, dello sgocciolio della neve e l’inevitabile odore di morte; per sopravvivere deve sopprimere qualche vita…
È il rumore del bosco che in primavera si risveglia e la capacità di subire l’isolamento in modo quasi rassegnato. È la macabra sorpresa svelata dal disgelo.
Neve, cane, piede. La follia di un montanaro, raccontata per immagini e sensazioni. Il dolore muto e freddo di chi non comprende la propria condizione di disagio. La storia nera di un passato legato all’oggi da tradizioni tramandate.
Ve lo consiglio. Buona lettura.

(Federica Belleri, La bottega del giallo)

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