L’inverno sopraggiunge e Adelmo Farandola scende in paese per le ultime provviste poi, fino al disgelo, resterà in casa, non abbandonerà la montagna su cui si sente di regnare incontrastato.
Adelmo Farandola è l’uomo primitivo, signore del territorio che abita, dominatore delle bestie che lo popolano, detentore di ogni suo segreto, è l’uomo delle nevi, che non scende mai a valle, è la figura che inquieta, quella su cui imbastire storie, è il vecchio ostile che prende a sassate i turisti e che sparerebbe ai guardiacaccia, è quello che parla con gli animali e sente le voci.
L’inverno lo passa sepolto nella sua catapecchia, con un cane randagio che, all’inizio, accoglie brutalmente e che minaccia costantemente di mangiare.
Durante l’isolamento il cane inizia a parlare, diventando il suo interlocutore principale fino alla fine del racconto, gli abitanti del villaggio compaiono sotto forma di visioni mescolandosi a ricordi e sospetti.
Le provviste alimentari finiscono prima del previsto e, ogni schianto, ogni rumore prodotto dal ghiaccio e dalla neve è un pretesto per dare vita a nuove paranoie; siamo quasi arrivati al delirio e ormai il solo modo per tenere a bada freddo, sonno e fame è quello di dialogarci.
Adesso cane e padrone sono allo stremo, più morti di fame che vivi, ma, finalmente, la neve inizia a sciogliersi e, insieme alle carcasse degli animali travolti dalle slavine, fa affiorare nuovi, macabri, segreti.
Questo di Morandini è un capolavoro, non solo per la capacità e la sveltezza narrativa, ma anche per la pienezza dei dialoghi che si fanno gustare come una tipica pietanza di montagna, mentre fuori il gelo paralizza il mondo intero e dentro, attorno al focolare, si ascoltano le leggende del posto.
Camminando per sentieri impervi, l’autore ci conduce fino alle viscere della montagna dove sembra che tutto abbia avuto inizio e che tutto lì ritorni.
“Eppure ogni valle ha i suoi racconti di uomini solitari che hanno scelto di stare proprio lassù, nelle combe più nascoste e ingrate, dove nessuno potrebbe raggiungerli e dove la vita già dura diventa impossibili. Sono racconti che si alimentano da soli, passando di bocca in bocca, secondo la fantasia di chi parla”

(Sara G., La divoratrice di libri)

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