Questo libro è stato  un incontro casuale in libreria, uno di quei casi singolari che descrive  Mark Forsyth :  “quegli strani momenti in cui, in fondo alla libreria, scopri e tiri fuori un piccolo strano tomo con una insolita copertina e per qualche motivo dici a te stesso che quella è la prossima cosa che leggerai”.
Ho pensato che se uno dei protagonisti era un cane parlante, quel libro faceva al caso mio.
Così ho scoperto che “Neve, cane, piede” è un piccolo libro feroce e bellissimo, sulla follia, sull’amore, sulle relazioni, sulla fuga dalla vita e sulla morte psichica.

Neve: molta neve è quella che occorre al protagonista per scomparirci sotto. E’ un rifugio e una prigione, dunque rassicurante e terribile. Protegge e affama, custodisce il silenzio e fa allucinare voci e rumori. Copre come una coltre, ma fa così freddo che “ disegna attorno agli occhi dei cerchi di dolore.”

Cane: compare all’improvviso e non se ne va più. Racchiude in sé l’umanità, (proprio lui, il cane) la tenerezza, la fragilità, l’onere e la delizia del legame. Pagherà per questo.

Piede: la morte e il mistero, la colpa che confonde, il dubbio e la fine che risucchia come un vortice.

L’uomo ha cancellato ricordi, sentimenti, sogni, dolori e gioie, ha lasciato che il tempo e la solitudine lo rendessero irriconoscibile anche a se stesso. Se non fosse che un cane…
Non è un libro di cui si possa raccontare la trama, ma le tante suggestioni, che risuonano con quello che viviamo nella stanza d’analisi e fuori, e ritorna dal passato.
Non è una storia che valga la pena decifrare, perché, estremamente condensata, dice già tutto: i traumi che attraversano le generazioni e intossicano, fanno impazzire, come “un ronzio di cavi elettrici” che  rimangono dentro la testa e uno se li porta dietro dall’infanzia fino alla vecchiaia.
E’ una storia che parla di persone difficili da raggiungere, che a chiamarle gridando forte, si nascondono irrimediabilmente, fino a reinfettarsi in un grembo roccioso e buio, vecchio come il mondo, con la morte come unica, discreta, svagata compagna.
Le relazioni sono al contempo indispensabili e disperanti ed è imperdonabile chi si fa carico di farle rivivere e di risvegliare una piccola speranza di calore, esponendo al rischio di delusione e di abbandono. Quando, qualcuno va via, anche se per poco, anche se è solo un cane, qualcosa muore dentro, intorno diventa un deserto e si diventa piccoli come formiche, come vermi.
A volte , pur di essere tenuti in mente, ci si può accontentare di suscitare, per pochi istanti, “solo una confusa mistura di rimorso e rimpianto”, in chi deve essere spietato per difendersi e non può sopportare né uno sguardo, né un “guaito d’amore”.

 

(Luisa Masina, Spiweb)

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