Neve, Cane, Piede, i protagonisti del romanzo di Morandini

Con il caldo di questi giorni sembra che non si abbia la forza di fare le cose, ma se non vogliamo dedicarci alle faccende pesanti che ci fanno spendere tante energie e non abbiamo ancora la possibilità di andare in vacanza, possiamo sempre leggere un buon libro. E visto il clima afoso, ho deciso di parlarvi di un libro ambientato in alta montagna, in cui si parla di un cane, di neve e… di un piede. Parlo proprio di Neve, cane, piede di Claudio Morandini.
Questo libro già ve lo consigliai qualche mese fa e l’ho fatto non solo perché si lascia leggere con piacere, ma per rendere omaggio ad una iniziativa di promozione editoriale molto arguta. Sappiamo bene che i libri campioni di vendite appartengono a grandi case editrici, le quali posseggono la forza “mediatica” e distributiva di imporsi al mercato a discapito di piccole case editrici, che, nonostante pubblichino libri di qualità in belle edizioni, faticano non poco a emergere dal mucchio. Per fortuna ci sono gli amici del gruppo Facebook “Billy, il vizio di leggere”, i quali – oltre a dimostrare amore e passione per i libri – sono attenti alle novità culturali non necessariamente legate alle grandi realtà editoriali (…). Tutti i membri del gruppo, oltre a fare pubblicità al libro, lo hanno acquistato contemporaneamente, facendolo entrare nella classifica dei dieci libri più venduti, portandolo così all’attenzione di un pubblico ampio. Ma ora veniamo al libro.
Come vi dicevo in apertura di articolo, il libro è ambientato in montagna e precisamente in un vallone isolato delle Alpi. Il protagonista di questa storia è Adelmo Farandola, un vecchio scontroso e smemorato che ha deciso di vivere isolato dal resto del mondo, immerso nella natura incontaminata. L’isolamento, nonostante sia l’unico desiderio di Adelmo, non giova al nostro protagonista. Infatti, la solitudine e le difficoltà della vita in alta montagna minano il suo equilibrio mentale, tant’è che Adelmo mostra da subito non pochi segni di squilibrio. Ad un certo punto nella sua vita spunta un cane, che se all’inizio è quasi un fastidio poi diventa una compagnia quasi fondamentale. Ed è proprio il cane a rendere piena di parole la vita di Adelmo. I due danno vita a dialoghi ironici, non banali, ma essenziali così com’è la vita di chi sceglie di vivere la montagna. Attraverso la lettura veniamo a conoscenza, senza retorica alcuna, delle immense difficoltà di chi vive in montagna, dei pericoli e delle insidie che essa nasconde. Dopo un lungo inverno trascorso nella baita sommersa dalla neve con le provviste terminate prima del tempo, arriva la primavera e il disgelo, che nasconde, oltre ai resti di carcasse di animali travolti dalle valanghe, anche un piede umano. La mancanza di lucidità e la paura forse di aver commesso l’omicidio di quel guardiacaccia – che tempo prima si era avvicinato ad Adelmo per sincerarsi delle sue condizioni, ma che il protagonista vede come un intruso nella sua quotidiana solitudine – rendono ancora più difficili le condizioni psicologiche dell’uomo, che alla fine del romanzo perde ogni contatto con la realtà concreta e si piega totalmente alle sue fantasie.
Neve, cane, piede è una lettura da consigliare anche perché è scritto bene, con il giusto piglio ironico. Non vi troviamo alcuna traccia di retorica, nessuno stereotipo legato alla montagna, ma una realtà fatta di sacrificio, difficoltà e pericoli in cui la natura non risparmia nulla, ma è la vera padrona del tempo e della vita; è quella matrigna che tanto prende e poco restituisce.

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