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NEVE, CANE, PIEDE del valdostano Claudio Morandini è cesellato nella storia e nelle parole usate per raccontarla. E’ un romanzo breve che vede protagonisti la neve (che però entra in scena dopo il cane) e un piede che da essa spunta in modo osceno e comico. Ovvio che non può essere un romanzo normale e nemmeno Adelmo Farandola (1) non è un semplice montanaro che si inabissa nella paranoia e nella pazzia: NEVE, CANE, PIEDE è il nostro specchio deformante, ma non troppo. Come Adelmo pensiamo che i vicini ci prendano in giro, come Adelmo parliamo agli animali come se fossero uomini e ai morti come se fossero vivi. E come Adelmo non riusciamo a fermarci quando ci sentiamo circondati eppure isolati. Eppure Claudio Morandini potrebbe raccontarci una storia diversa, Adelmo potrebbe trovare l’amore, crescere senza friggere sotto i cavi dell’alta tensione, sparare al camoscio e non patire la fame e il freddo (e il cane pure) ma questa storia va messa così ché la montagna non è amica dell’uomo. Tantomeno di Adelmo Farandola.

La gente immagina che la montagna sotto la neve sia il regno del silenzio. Ma neve e ghiaccio sono creature rumorose, sfrontate, beffarde. Tutto scricchiola, sotto il peso della neve, e sono scricchiolii che tolgono il respiro, perché sembrano preludere allo schianto di un crollo. Gli assestamenti delle masse di neve e di ghiaccio rimbombano a lungo, attraversando la terra sotto i piedi e trasmettendosi all’aria. Le grandi valanghe parlano con boati spaventosi, che riempiono di orrore, e con il sibilo feroce dello spostamento d’aria. Ma anche le semplici slavine tuonano e riecheggiano nei valloni, e quel suono oscilla tra le pareti di roccia ben oltre il cedimento.”

Nel libro i dialoghi tra l’uomo e il cane sembrano avvicinarsi a quelli della Commedia dell’Arte dove un Arlecchino cencioso (a volte è Adelmo, più spesso il cane) combatte Fame e Freddo. Adelmo non ci è simpatico, ci fa paura e poi ci assomiglia troppo. Ma NEVE, CANE, PIEDE è un libro che leggi fino in fondo anche se sai che in fondo non ci sarà il lieto fine.
– Che fai? – gli urla.
– No, nulla, era per passare il tempo.
– Se ti trovo a rubare qualcosa ti ammazzo a calci!
– Eh, esagerato!
– Guarda che lo faccio, Sei morto!
Strepitano entrambi, a lungo, ognuno a modo suo, finché non scappa un po’ da ridere prima all’uno e poi all’altro.
– Litigare fa sempre bene – conclude Adelmo Farandola, che si sente filosofo.
– A me, chissà perché, litigare fa venire appetito – dice il cane.

(Davide Torri, da “Cinque libri di montagna per l’estate”, su Altitudini.it)

(1) Claudio Morandini sceglie il nome dei sui personaggi in modo personale e felice. Anche nel suo nuovissimo romanzo, in pubblicazione per i primi di agosto, ci saranno Ettore ed Agnese Saponara, Tarcisio Berlera, Severino Mutolo…

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