Claudio Morandini è nato ad Aosta ma questo non è semplicemente un racconto di montagna, categoria peraltro  molto discutibile. Come ogni testo narrativo che superi la soglia della banalità, questo romanzo va oltre i perimetri e i paletti con cui abbiamo l’abitudine di incasellare ciò che leggiamo.
Partiamo dal titolo, secco ed intenso come il romanzo. Vi compaiono tre dei quattro protagonisti. Manca solo Adelmo Farandola, un vecchio che vive in un remoto vallone tra le montagne, in quasi assoluto isolamento: la memoria lo sta abbandonando, scaccia i rari visitatori, diffida del mondo. Nell’autunno incontra un cane che un po’ alla volta entra a far parte della sua vita, con cui parla e che gli risponde (e al lettore questo non sembra per niente strano). Viene l’inverno e la neve li sommerge, poi la primavera e con questa una scoperta: un piede umano che sbuca da una valanga in via di scioglimento.
Quello che accadrà poi non lo svelo, anche perché qui è secondario. Quel che conta è che questo romanzo è scritto benissimo, con equilibrio ed economia di mezzi davvero rara. La storia del vecchio e del cane  procede con inarrestabile fatalità in un crescendo allucinatorio ed è difficile posare il libro. Le pagine invernali, con la neve che circonda la baita, la preme, la soffoca, sono potentissime. E i dialoghi con il cane e con altri animali basterebbero da soli a raccomandarne la lettura.
Una cosa curiosa che riguarda questo libro è che per una settimana è stato nella classifica dei 10 libri più letti, a fianco di  bestseller pubblicati da supereditori e sospinti da poderoso marketing, grazie ad una intelligente iniziativa di un gruppo di lettori che trovate qui: http://www.moduslegendi.it/.
E’ la dimostrazione che noi lettori qualche piccolo varco di libertà lo manteniamo e che ci sono tanti piccoli editori indipendenti che meritano il nostro sostegno.

La citazione: Qualcuno bussa alla porta nei lunghi giorni d’inverno. Adelmo Farandola sente quei colpi la notte, ma anche di giorno, perché giorno e notte tendono a confondersi sotto gli strati di neve che trasformano la luce in un crepuscolo azzurro. Adelmo Farandola sobbalza, – Chi è? – chiede, poi finge di non essere in casa, perché non gli piace avere estranei tra i piedi, e resta immobile. Altri colpi alla porta. – Chi è? – chiede il vecchio, ma quasi sottovoce, perché non vuole sapere davvero chi bussa. E fermo, zitto, il respiro esitante.
Il cane lo osserva, in attesa. – Che faccio, abbaio? – dice.
– No, fermo.
– Io d’istinto abbaierei.
– Lo so, ma non farlo. Quelli se ne andranno presto.
– Dici?

(Librai clandestini)

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