I 15 romanzi italiani più belli del secolo

di Michele Lauro

(…) Romanzo breve sospinto a una breve notorietà dalla brezza del passaparola, narra una storia di eremitaggio e poi di convivenza forzata fra uomo e cane, in una valle aspra di montagna preclusa ai camminatori della domenica. È il cane che ha scelto l’uomo, Adelmo Farandola, un vecchio scontroso che si è ritirato in baita, insensibile alla dignità alla memoria e agli odori che fanno di un uomo un uomo.
Il cane invece ricorda tutto e annusa tutto. Con pazienza la coppia aspetta la fine dell’inverno raschiando il sudiciume dalle stoviglie e ingaggiando una sfida quotidiana contro i nemici dell’alta montagna: Freddo Fame Sonno. Dialoghi plausibilissimi tra bestie (tra uomo e bestia) violano il silenzio delle pietraie, scompigliando i contorni tra sogno e realtà in una zona franca appena sfiorata dai borborigmi del ghiaccio. Finché il rito del disgelo tinge la fiaba prima del bianco – una slavina arriva ad annunciare l’ubriacatura del rinnovamento – e poi del nero, e una misteriosa sagoma pian piano prende forma là dove sembrava esserci soltanto neve. Sospesa tra immanenza e metafisica, claustrofobia e vertigine, inquietudine e rassegnazione, questa fiaba ha generato nel 2017 un aguzzo spin off intitolato Le pietre, sempre ambientato in montagna e ugualmente chirurgico nello smascherare l’idealità compromessa della wilderness al tempo del global warming e del turismo di massa.
(…)

(Michele Lauro, Panorama.it)

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