Il vecchio Bonifacio, personaggio misterioso, silenzioso e forse assassino, è stato lo spauracchio di adulti e bambini durante gli antichi Carnevali di Pocacosa, sperduto paese montano ligio alle più antiche tradizioni. Ora da tempo Bonifacio non si vede più, ma il suo mito non è morto. Nemmeno la paura è cessata, almeno per Remigio. Remigio ha dodici anni e, senza fatica, è da sempre il più bravo della classe, anzi della pluriclasse che, unendo tutto il corso delle elementari dalla prima alla quinta nella medesima aula, gli ha permesso fin da piccolo di seguire tutte le lezioni, specialmente quelle dedicate ai più grandi. Le sue capacità intellettuali e il suo successo scolastico non gli hanno attirato la simpatia dei compagni, anzi, lo hanno reso oggetto di antipatia al limite dell’odio. E ora, con l’arrivo del nuovo Carnevale, i compagni di scuola si preparano a “punire Remigio” e lo dichiarano apertamente: nascosti e protetti dalle maschere, gli faranno male, molto male. Il Carnevale di Pocacosa, infatti, non è solo una festa mascherata, colorata e stramba, ma è anche un’occasione per vendicarsi di reali o immaginari torti subiti, di rancori accumulati durante l’anno. Le gente si azzuffa, si insulta, lascia che nella mente si formino i peggiori pensieri e che dalla bocca fuggano le peggiori parole. Remigio, spinto dalla rabbia e dalla paura, fugge. Fugge fuori dal paese, verso la montagna, su per il bosco, lontano da tutti. Ma lassù in montagna qualcuno lo attende…
Questo romanzo, scritto con bello stile avvincente e pubblicato sotto l’egida del Club Alpino Italiano, ci conduce sui monti, non solo per ammirarne i panorami e per conoscerne boschi, pascoli, rocce e nevi, ma anche per vivere un’avventura esemplare. Remigio sale in montagna per fuggire dai compagni di scuola che lo minacciano e dalla loro, attesa, violenza. La sua fuga non sarà sterile, però, e gli aprirà nuovi orizzonti, come avviene allo scalatore che, dopo una lunga e faticosa marcia in salita, ammira un panorama aperto e chiaro. Remigio incontra il vecchio Bonifacio, lo spauracchio di tanti giorni e notti, lo scopre diverso, molto diverso da come gli era stato descritto. Da lui impara, tra le altre cose, che “non è necessario fare paura per imporsi. Basta saper dominare la paura, ecco il punto. Controllare la propria e quella degli altri”. Nella storia di Remigio e della sue crescita e formazione, che appaiono incomplete finché si limitano a quanto il ragazzino ha imparato a scuola, e si affinano e si ampliano solo grazie all’esperienza a contatto con la natura e con il saggio uomo dei boschi, si incontra anche il tema del bullismo, trattato con discrezione e semplicità, come comportamento che già reca in sé il proprio fallimento e la propria condanna.

(Eleonora Bellini, Mangialibri)

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