TRE ROMANZI SOVRABBONDANTI (e tre consigli non richiesti)
di Fabio Donalisio

Potrebbe suonare impreciso l’aggettivo del sopratitolo, vista la mole media se non smilza degli oggetti-libro in questione. Non una questione di qualità, infatti. Libri molto diversi, peraltro, che accomuniamo qui per una cruciale caratteristica comune: frutto di penne di valore, ognuno di essi è portatore (sano) di un passo in eccesso. Esperimenti interessanti, ovvero libri che, sia detto in modo esplicito, consigliamo di leggere per il loro mettersi di traverso alla sconfortante noia mortale dei romanzi italiani del nuovo millennio, nonostante la loro imperfezione e i loro sbagli, e forse proprio in virtù di quelli. Cerchiamo dunque di capire come cominciare a evadere dal nobile intrattenimento, anche se qualche pista si rivela tortuosa, o cieca. Meglio ciechi che muti, però, i romanzi (…).

Da ultimo occupiamoci di un veterano, Claudio Morandini, qui al suo esordio “major” per Bompiani. Gli oscillanti ha anch’esso toni fiabeschi e cupi, diviso com’è tra due borghi aggrappati alle montagne, uno perennemente assolato, uno condannato all’ombra perpetua. Tra di essi si muove una “straniera”, una ricercatrice universitaria sulle tracce di leggendari canti di pastori uditi come fantasmi durante l’infanzia, canti dal presunto contenuto semantico, ammalianti e inquietanti. Come inquietudine trasuda da ogni edificio e anfratto e abitante di Crottarda, covo di muffe, umidità e segreti rinchiusi nelle cantine. Morandini si cimenta ancora una volta con una storia di montagna, sulla scia di quelle che l’hanno consacrato, ma in chiave più buia e in parte più didascalica. La spudorata immaginazione di Neve, cane, piede lascia il posto a un meccanismo narrativo più ambizioso, ma anche più sentito. Lo stile sobrio e ficcante non lo tradisce, ma sfavilla meno nitido rispetto al predecessori. Il suo passo di troppo sta qui forse nella sindrome da sequel, nel picconare una vena in esaurimento. Memori della sua preziosa capacità di muoversi mirabilmente in contesti diversissimi (su tutti: A gran giornate) ci permettiamo di consigliare, scherzosamente, discesa a valle e un soggiorno marittimo.

Qui, la condizione perennemente crepuscolare, che rende tutti simili a fantasmi rattrappiti, è una realtà, non un’allegoria letteraria.

(Fabio Donalisio, Blow Up n. 258, novembre 2019)

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