Il 12enne Remigio è l’unico abitante di Pocacosa a temere l’arrivo del carnevale: infatti quello è il momento che i suoi compagni di classe, invidiosi della sua bravura, attendono per mascherarsi e dargli una lezione. Così decide di fuggire dal paese per i boschi vicini. Grazie all’aiuto di Bonifacio, anziano da anni vivente come un selvaggio e noto come un mostro dalle leggende locali, imparerà a conoscere la natura e sé stesso, progettando il ritorno a casa con la vendetta migliore contro i suoi aguzzini.
Delizioso romanzo breve che, ricordando la leggerezza e la magia degli scritti di Italo Calvino e Dino Buzzati, compie quel che dovrebbe essere la norma dei buoni romanzi per ragazzi: trasmettere messaggi non didascalici, divertire con la fantasia e soprattutto provare a raccontare il loro mondo con occhi diversi da quelli degli adulti. In questo caso, gli occhi sono quelli di un bambino come tanti ovvero speciale e che sa di esserlo e che sa di non essere apprezzato, alle prese con il mostro dell’incomprensione, che batterà attraverso la conoscenza.
Ironico senza rinunciare alla profondità nella riflessione su quanto sia bello, non solo giusto, fermarsi un minuto ad apprezzare ciò che si dà per scontato. Conferma per il singolare ingegno di Claudio Morandini, sin troppo ignorato.
“Ma il problema non è costituito da quei poveri abitanti di Pocacosa costretti ad adeguarsi all’andazzo, a mascherarsi e a incarognirsi per non soccombere. Il problema sono tutti quelli che, impazziti per ragioni che non so, hanno preso il controllo del Carnevale e si agitano per i vicoli come un’orda, e spesso non si accorgono dell’inizio della Quaresima, o fingono di non accorgersi, come se l’intera loro vita fosse un lungo, crudele Carnevale.”

(Il Mangiacarte)

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