A gran giornate è un’opera grottesca tirata giù con ingegno e con prodigiosa fantasia da uno scrittore dalle eccezionali abilità stilistiche. In A gran giornate ci sono personaggi vivi e scene bizzarre, anfratti di mistero e squarci di fantasia. Per fortuna è un’opera vagabonda e, nella trama, smarrita; che infine non è un romanzo e lo si può leggere come raccolta di racconti.
In ogni storia narrata, una galleria di personaggi sbandati ed irragionevoli. E tra questi ne ricordiamo alcuni: c’è chi vagabonda per le strade del mondo con una bambola gonfiabile che di notte prende vita, c’è chi si converte al nudismo e si perde in un bosco abitato da insolite entità, c’è chi per amore decide di operarsi per avere una lingua biforcuta e farsi attrazione in un pub, c’è chi dona amore ai moribondi in un bizzarro sanatorio, c’è chi va in cerca dell’amore e finisce in un paese di mostri invisibili. Ma questi sono solo alcuni dei personaggi che popolano le pagine di A gran giornate. Il tutto poi confluisce come rivoli in un unico fiume: un’eterna fuga senza meta nel deserto che si muta in abisso di irrealtà. E la vita disperatamente gioiosa dei personaggi, che de facto è ricerca d’amore, si conclude davanti ad una cupa allegoria. In A gran giornate, le storie sono divertenti e grottesche, malinconiche e inquietanti. L’autore guarda con ironico e mesto sorriso queste creature umane agitarsi come fantocci nel teatro dei burattini che è la vita.
Per concludere, Morandini dimostra una versatilità e padronanza di lingua e di ritmi narrativi non comuni, mentre questo mio è un riassunto della trama così per dire; meglio lasciare al lettore il gusto della sorpresa.

(Francesco Sasso, http://retroguardia2.wordpress.com/2012/12/15/claudio-morandini-a-gran-giornate/)

 

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