Mai copertina fu più azzeccata, anche se potrebbe inquietare, non piacere. Dalla terra emergono volti femminili e maschili con espressioni differenti – severità, furbizia, cattiveria, stupore, sorriso sornione – simili a larve, a insetti che sbucano dalla superficie smossa, trascinandosi dietro tutti i loro segreti, i loro misteri, le bugie, le malefatte, gli intrighi e i lati in ombra. Il secondo romanzo di Claudio Morandini tratta proprio questi temi. L’autore si addentra in una saga familiare legata alla coltivazione della terra, ai possedimenti, ai raccolti, ad un’intera generazione di agricoltori e operai che hanno sopportato strenuamente i comandi di un padrone severo e crudele, una figura ancora capace di intimorire, seminando panico, con la sola forza del ricordo. Notevole lo stile di Morandini, ricco il linguaggio, intimo lo stile, forti le immagini che emergono prepotenti, intensa e viva la prosa. Sembra l’opera (e probabilmente lo è in tutti i sensi) di uno scrittore maturo, che stringe tra le mani le armi del mestiere con sicurezza, e che naviga in tranquillità anche tra le rapide. Una sorpresa, molto più che piacevole, per gli amanti dei romanzi a tinte fosche dove storia, giallo e passione si intrecciano perfettamente.
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