Si ride molto leggendo il nuovo romanzo di Claudio Morandini, A gran giornate. Un gruppetto di personaggi bizzarri viene gettato dall’autore in una storia che diventa un viaggio, durante il quale nessuna avventura viene loro risparmiata. C’è Onorato Casamagna, marito geloso di una bambola gonfiabile che forse è viva. C’è l’ambiguo Tullio Semenzani che cerca di fare il gigolò persino tra le frequentatrici di un santuario miracoloso. C’ è Nathan il sacrestano che a forza di spiare i visitatori di un campo nudisti, si converte anche lui al naturismo. C’è Franchino Spaventa che si sente tanto insignificante da diventare un antiréclame vivente della body art. C’è Gabriele Angous che in un ospedale sanatorio contende la personal nurse Francine all’ormai anziano barzellettista televisivo Marius Duprez. C’è un’inquietante coppia di affittacamere con un segreto chiuso in una stanza che la notte urla. C’è Ollssen, la sua polaroid e la sua avversione per l’uomo che abita in una casa a forma di salsiccia.
Morandini gioca ogni sorta di tiro ai suoi personaggi, compreso quello che dice io, compresi i lettori del suo libro, volta a volta trascinati in storie che rivelano sempre qualcosa di diverso da quello che sarebbe convenzionalmente prevedibile.
Il titolo del romanzo di Claudio Morandini – A gran giornate – così nascosto in bella vista contiene probabilmente la chiave di lettura. L’espressione significa “a tappe forzate, senza mai fermarsi”. Viene dai primi versi di un sonetto del Petrarca e sembra alludere sia alla meta del viaggio raccontato sia al senso del racconto – se vogliamo davvero trovarne uno oltre il piacere di leggere e la felicità di scrivere:
La vita fugge, et non s’arresta una hora,
et la morte vien dietro a gran giornate.

(Giulio Cappa, TG della Valle d’Aosta, sabato 11 agosto 2012)

http://www.youtube.com/watch?v=E_tWB464Zv4&feature=youtu.be

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